Novara
Data: 12/02/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Sturmundgrand
... Lei mi permettevo un tono così confidenziale come ci conoscessimo bene, forse perché d’istinto mi piaceva anche di carattere, non solo fisicamente.
L’aiutai a tirare su la serranda fino a metà corsa, mise le sue mani, piccole e nude, senza guanti molto vicino alle mie, “Fermi la serranda qui, va bene così, oggi mio zio non c’è e tocca me l’apertura”, “Ma il Caffè?”, “Vuole un caffè?”, “No, sì, no, cioè volevo dire ma Lei non lavora anche nel bar a fianco?” La ragazza sbattè le ciglia dei suoi occhioni da micia dolce e affettuosa, facendomi arrossire, era di una semplicità e bellezza disarmante, che aveva la proprietà di incasinarmi e farmi sorridere.
“Ma noo, il caffè è di mia zia, la aiuto ogni tanto, questa mattina era impegnata e ci sono andata io per fortuna!”.
Non sapevo cosa volesse dire con quel per fortuna, comunque anche io mi sentivo fortunato per il fatto che Lei avesse tanti zii occupati.
Entrammo con la serranda ancora mezza abbassata. Richiuse la porta vetro, senza fare domande la seguii in una stanza che non affacciava sulla via. Quando fummo nel retro silenzioso del negozio, la ragazza prese a chiedermi insistentemente dei miei gusti in tema di scarpe, mi sembravano, però, più un interrogatorio diretto a capire qualcos’altro. Io stetti al gioco, decisi di presentarmi, vista la confidenza accordatami, mi presentai come Angelo Santarelli, scrittore, mi guardò strano, “Oh piacere, uno scrittore! Io mi chiamo Rosanna, Rosy Bellini, comunque, non la ...
... conosco, sa io leggo molto!”, pronunciò fa frase come per stuzzicarmi e per mettermi in difficoltà. Dovetti sparare a caso “No, no, non può conoscermi a meno che non sia appassionata di guerre e di Napoleone, sono uno storico, biografo”, confidavo nel genere poco letto e nel suo sguardo da bambola senza troppo cervello; mi guardò ancora in modo più strano e divertita, “Allora no, la storia è così noiosa, leggo solo thriller americani e romanzi rosa”, chiosò, passandosi la mano fra i ricci per darsi un’aria di bella ma “saputa”. Pur sapendo benissimo fin dall’inizio quale paio di scarpe volevo regalarmi, continuavo a divertirmi, facendola disperare, le chiesi di provare almeno una decina di calzature di tipi diversi. Alle sue domande che sfioravano il personale, rimanevo sempre evasivo. Infine, mi dichiarai moderatamente soddisfatto di un paio di scarpe vermiglie con i lacci, tamburellate sulla punta all’inglese, che erano le prime che avevo provato. Nel colloquiare avevo notato che ad ogni prova Rosy si era inginocchiata più vicina ai mie piedi. Inoltre, nel calzare l’ultimo paio di scarpe mi aveva aiutato con più cura, sfiorandomi “inavvertitamente” la caviglia e il piede. Dovendosi nuovamente inginocchiare, la Ragazza sbuffò e disse, passando dal Lei al Tu, “Sai che Ti dico Angelo? A stare così mi danno fastidio le scarpe, Ti spiace?” Si sfilò con naturalezza due scarpette nere, lucide ancora umide di neve con un tacco lungo, lungo, non ci capisco molto, mi sembrava almeno ...