Novara
Data: 12/02/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Sturmundgrand
... sulla cronaca. Guardai l’ora, avevo tempo prima dell’appuntamento di lavoro che sarebbe probabilmente saltato per via del mio interlocutore che a detta dei giornali in quel giorno si trovava altrove, al fresco. Avrei potuto già tornarmene in stazione e ripartire per Torino ma l’idea non mi avvinceva, in fondo la mia ditta mi aveva pagato la trasferta, nessuno mi aveva avvisato, ero intenzionato a restare ma di certo non potevo più fermarmi oltre in quel bar. Mi feci, quindi, forza e mi alzai. Alla cassa la ragazza ed io ci guardammo per un attimo, breve ma intenso, negli occhi, i suoi erano nocciola come i miei, però, grandi, bellissimi. Il suo sguardo mi stava dicendo che voleva qualcosa da me, era incuriosita come lo ero io ma non voleva mostrarsi troppo indiscreta. L’attimo stava per rompersi con il consueto “Quanto fa?”.
Ebbi, una volta tanto, la prontezza di allungare la conversazione “Scusi, Signorina, cerco un negozio di scarpe per un regalo”.
“Oh, ma certo, qui di fianco, c’è il negozio di mio zio, vendiamo delle ottime scarpe. Però, questa mattina è chiuso, se passa nel pomeriggio..verso le …quattro, no, tre è meglio…, lo troverà sicuramente aperto.”
“Ma non ci sarà lei a servirmi?”, mi venne la battuta sfrontata, me ne vergognai, il cervello per fortuna aveva agito in automatico, fregandosene della timidezza.
“Chissà?”, rispose la Signorina ammiccando, passandosi l’indice con l’unghia smaltata di rosso fra le labbra carnose e rossissime come se per ...
... gioco lo sperasse anche lei. Ebbi un fremito nascosto sotto il cappotto blu all’altezza dei pantaloni...
Aggiustai goffamente la sciarpa e il borsalino in testa, infilai i guanti in ecopelle nera e uscii dal locale, sorridendo come un beota, mentre la voce di Marilyn cantava “I love you!”.
…Arrivate le tre del pomeriggio, dopo aver preso un sacco di freddo, girando a zonzo per le vie imbiancate della cittadella, mi ritrovai puntuale davanti al negozio di scarpe, che, però, era ancora chiuso. Sembrava il giorno di Natale, nessun cristiano nella via silenziosa, battuta solo dal radi passanti e pochi fiocchi di neve.Dopo cinque minuti di attesa davanti alla vetrina spenta, pensai che era giunto il momento di prendere il viale del tramonto verso la stazione, in aggiunta aveva iniziato a fioccare abbondantemente. Guardai per l’ennesima volta l’ora sul mio fedelissimo cronografo sportivo e giurai, “Ancora due minuti e dieci secondi, poi mi tolgo di qui, che figura da stupido che sto facendo!”. Meno nove, meno otto, meno sette… Sentii da dietro le spalle una voce suadente,“Ma Voi torinesi siete puntuali come orologi svizzeri!”, voltai solo un poco il capo, la ragazza del bar era raggiante, sembrava sciogliere la neve.
“Maahh, come fa a sapere che sono torinese?”, replicai prontamente, facendole un cenno di saluto con il cappello.
“L’accento..ne!”, scherzò la ragazza.
“Va bene…Invece, voi di Novara ve la prendete calma, sono già le quattro meno venti!”. Non so perché con ...