1. Rapporti condominiali -2


    Data: 12/02/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    ... Andrea mi stava fissando con un sorriso che esprimeva tutto: schifo e imbarazzo, ma anche gratificazione.
    
    “Di che sa?”, mi chiese, più per sciogliere l’imbarazzo, che per reale curiosità.
    
    Mi parve di cogliere una nota di dolcezza nella sua voce.
    
    “Sa di cannella, - risposi con tono serioso, seccandomi le labbra – ma con un retrogusto amarognolo di noce moscata.”
    
    Andrea scosse la testa.
    
    “Che stronzo!...”, commentò sollevato.
    
    Io mi rialzai, evitando naturalmente di fargli qualsiasi tipo di domanda. Intanto, pure lui si era rialzato: si risistemò l’armamentario negli slip; si tirò su i pantaloni e si diresse alla porta.
    
    “Te ne vai?”
    
    Che domanda idiota, è chiaro che se ne andava: aveva soddisfatto il bisogno che lo aveva spinto a venire e stava cominciando a fare i conti con il senso di colpa; oltretutto non poteva certo rischiare che mi tirassi giù i pantaloni pure io e lo costringessi a star lì mentre mi facevo una sega o, peggio ancora, chiedessi qualcosa a lui.
    
    “Sì, devo andare, – si giustificò – mia moglie sta per tornare da un momento all’altro e se non mi trova… Magari ci vediamo un’altra volta, se ti va…”
    
    “Ok!”, risposi.
    
    “Allora, ciao, eh!”, e sgattaiolò fuori.
    
    Salì le scale al buio e in silenzio fino al suo piano dove lo sentii aprire e poi richiudere la porta. Non mi rimase che tornare in soggiorno e terminare la serata con una sega solitaria.
    
    Alcuni di giorni dopo, sull’imbrunire, sentii dei leggeri colpetti alla porta. Mi ...
    ... meravigliai: se era qualcuno che mi cercava, perché non usava il campanello? I colpi si ripeterono leggeri e frettolosi, allora andai ad aprire: era Andrea che si mise un dito sulla labbra e sgattaiolò dentro.
    
    “Scusa, Luigi, - bisbigliò, come se ci fosse qualcuno nelle vicinanze ad ascoltarlo – ma sono di corsa… Sto andando al supermercato e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere se mi fermavo un momento da te… ma solo un momento, però… sono di corsa…”
    
    Che avrebbe fatto piacere a me! Non finirò mai di stupirmi della capacità che abbiamo noi umani di mentire a noi stessi. Comunque, è pur vero che un pompino non si rifiuta mai, così lo seguii in soggiorno, dove lui si era già infilato e adesso mi aspettava appoggiato col sedere al tavolo, i pantaloni aperti e l’uccellone già fuori, turgido e scappellato.
    
    Senza perdere tempo, gli caddi in ginocchio davanti, e gli presi in bocca il glande viscido di presborra, cominciando a lavorarglielo con la lingua guizzante.
    
    “Ohhhh!”, sospirò lui con un senso di sollievo.
    
    Ma non fece in tempo a lasciarsi andare, che prese a suonargli il cellulare. Andrea fece un balzo.
    
    “Chi cazzo…”
    
    Si infilò la mano in tasca e lo tirò fuori.
    
    “Cristo! – gemette, guardando il display, e poi al telefono – Dimmi, cosa c’è?”
    
    Ascoltò per un po’, mentre io continuavo a lavorarglielo alacremente.
    
    “Come, dove sono? – disse, cercando di dare alla voce un tono normale – Sono qui davanti… Ma no, ma no, non serve che vieni pure tu… Sì, va bene, va ...