1. Il ragazzo più fortunato del mondo (quarta parte)


    Data: 19/02/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Gay De Maupassant

    ... Che dire; ci eravamo trovati. Così, quando cominciavo a masturbarlo per dargli una prima calmata, lui si appoggiava spalle alla parete e, stiracchiandosi, si metteva in posa per me. E io impazzivo. Ora si esibiva in un flex da farmi tremare le palle per il desiderio di leccare quelle catene montuose che sembravano poter trascinare un toro, ora univa i pugni gonfiando i pettorali possenti. Dio quanto mi eccitava vederli fuoriuscire dalla sua siluette, sovrastando il tronco snello,fasciato di muscoli egualmente perfetti. Oppure ruotava i polsi per mostrare dei tricipiti che erano l’invidia della palestra per dimensioni e definizione, o ancora fletteva gli addominali, sogno proibito di tutte le ragazze come me, e mi portava una mano sul ventre perché li sentissi contrarre al suo volere. Ma la mia preferita era vedergli sistemare una mano dietro la testa. Così in una metà del suo corpo voluttuoso splendeva un pettorale immenso e turgido, che strabordava dalle dita anche a prenderlo con tutte e due le mani e, nell’altra, fuoriusciva un dorsale che avrebbe fatto cagare sotto Capitan America e, gonfiando il bicipite, ci passava sopra la punta della lingua o posava le labbra in un bacetto, mantenendo lo sguardo su di me per non perdersi un secondo della mia estasi. In quella posizione passava quindi un piede sul mio uccellino e lo carezzava dalla base alla punta e dalla punta alla base, vietandomi di venire o i suoi muscoloni “me l’avrebbero fatta pagare”. Ma non riuscivo quasi mai ...
    ... a resistere e questo lo eccitava da morire. Vedendomi in quello stato tra l’agonia e il visibilio, mi afferrava allora per i capelli e portava la mia bocca al suo cazzo, dicendo: -Magari oggi riesci a prenderlo tutto!- Ma pensare di arrivare a toccare con le labbra i peli del suo pube era semplice utopia. Sarei morto soffocato almeno cinque centimetri prima o per l’ulcera se fossi riuscito a raggiungere il traguardo. Al che lo spompinavo per bene. Ero proprio bravo, niente da dire; lo riducevo quasi come lui era in grado di fare con me. Mugolava, strillava e prendeva a pugni il letto o spiegazzava il materasso dagli angoli, non sapendo come sfogare la sua eccitazione, finché non esplodeva. Federico adorava venire sia sul mio visino da efebo (e poi mi obbligava a restare così per ore, cosa che adoravo) sia che provassi a ingoiare, ma tanto il suo getto era così grandioso e violento che non riuscivo a trattenerne in bocca che una metà, mentre il resto schizzava via gorgogliando. Seguiva un'abbondante colazione a letto. Non la preparavamo mai insieme, ma era sempre l’uno a portarla all’altro. Era un servizio che entrambi adoravamo e che ci contendevamo ogni mattina. Mi faceva sentire bene servire il mio maschione arrapante, ma anche lui preferiva portarmela al farsela portare, perché voleva essere il mio cavaliere perfetto. Così ero contento di servirlo, ma anche di esserne servito, perché questo lo rendeva felice. Quindi mi possedeva selvaggiamente. A meno che, prima non fossi ...
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