Il ragazzo più fortunato del mondo (quarta parte)
Data: 19/02/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Gay De Maupassant
... riuscito ad obbedire al suo comando di non eiaculare. In tal caso, manteneva la promessa e armava il suo corpo invincibile contro di me. -Principeeeessa?! Perché prima mi hai disobbedito?- -Non è colpa mia! È che non posso resisterti! Nessuno potrebbe!- -Niente scuse. Lo sai adesso cosa ti fanno questi??- E fletteva un bicipite da far spavento da sotto i pettorali o si “bussava” sul marmo del ventre. -No, no, ti prego!- E gli baciavo il cazzo per chiedere pietà. -Va bene, allora, visto che sei una principessa devota e mi sento magnanimo, ti concedo due minuti di vantaggio.- E prendeva posizione sopra il letto, statuario, con entrambe le mani sui fianchi. Avrei voluto fare un corso di pittura e ritrarlo in quel momento. Era il mio eroe, il mio imperatore, il mio… -Sì, sono figo, l’abbiamo capito. Smetti di sbavare e sbrigati che due minuti passano in fretta!- E così partivo all’attacco. Federico si divertiva un casino a veder infrangere i miei tentativi di smuoverlo da lì. Sudavo come una bestia e qualche volta provai anche a colpirlo, ma sarebbe stato più facile staccare a mano una colonna dal panteon che muovergli un braccio contro la sua volontà. -E adesso è il mio turno.- Dichiarava, scaduto il termine. Per me era la frase più arrapante del mondo, eppure, a sentirla, il mio cazzo si nascondeva dalla paura. Ero un piccolo pavone che ritirava la coda davanti allo strapotente maschio alfa. Da quel momento in poi ero in sua totale balia: mi sollevava come un bilanciere e ...
... faceva ripetizioni, spalmava il mio volto sulla muraglia dei suoi addominali, mi intrappolava tra le cosce e si passava annoiato la mani tra i capelli o si metteva in posa, gonfiando uno o entrambi i bicipiti di pietra, dove le vene sgorgavano come cristallo di rocca. Quella era un’operazione “mortalmente” sexy, perché non si rendeva conto di serrare troppo le gambe e mi spremeva come un tubetto di dentifricio, sorridendo ai miei goffi tentativi di sottrarmi facendo leva con le braccia o colpendo le fasce invulnerabili che mi tenevano prigioniero. Quella tra noi non era una sfida, come non lo sarebbe stata a testate tra una pecorella e un toro da monta. Qualche volta mi mise persino sulle ginocchia per sculacciarmi e non pensiate che non provassi a liberarmi! Ma più che belare, povera pecorella, che potevo fare? Infine mi buttava sul letto e, bloccandomi polsi e caviglie, mi penetrava da bravo toro col suo cazzo impossibile. Più sottomesso di così… -Beh, non so cosa ne dica l’arbitro, ma credo di aver vinto.- -Se pensi che mi arrenda proprio ora… devi essere pazzo!- Quindi mi possedeva selvaggiamente. Qualcuno potrebbe pensare che oramai mi fossi abituato a prendere quella belva nel culo e che il mio svenimento della prima volta fosse dovuto soltanto all’inesperienza. Niente di più sbagliato! Nulla eccitava Federico quanto ridurmi in quello stato di morte apparente. Dopo aver visto cosa era in grado di fare, non provava neanche a venire finché non mi avesse del tutto sopraffatto, ...