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Ma chi me lo doveva dire ... (4)
Data: 27/02/2019, Categorie: Scambio di Coppia Autore: reninytxis
Sulla spiaggia ci sedemmo ad uno dei chioschi a prendere un caffè e bere qualcosa. -Guarda laggiù. – mi disse Giò, con un cenno del capo. Sul patio del chiosco adiacente sedevano le due donne che avevano incontrato al largo. A dire il vero erano in procinto di andar via. -Perché non le invitiamo a pranzo? – mi chiese. Riflettei. L’idea mi allettava anche se per un breve istante ero rimasto perplesso alla proposta di Giò. E mi chiesi se invece non mi fossero venuti dubbi sui miei gusti. Insomma: ero cambiato? Avevo solo scoperto un nuovo aspetto di me? Si, era l’occasione giusta per capirlo. Presi il cellulare e cercai il nuovo “numero sconosciuto” nel registro chiamate ma feci appena in tempo a trovarlo che mi arrivò una chiamate. Da quello stesso numero! -Sono loro! – dissi indicando il telefono. Giò sgranò gli occhi come a dire “così presto?”. Sarà un luogo comune, ma una donna che prende l’iniziativa desta sempre ammirazione. Porsi il cellulare a Giò. -Secondo me cerca te. -Ma il numero è il tuo. -Ma lei non lo sa. -Ma rispondi, eccheccazzo! Ridendo, accettai la comunicazione. -Ciao! – dissi . -Ah bene! Speravo fossi tu. Non che il tuo compagno non mi piaccia, anzi. Volevo chiedervi cosa pensate di fare per pranzo. -Stavamo giusto chiedendo informazioni su un paio di buoni ristoranti dove invitarvi a pranzo. Ci terremmo a fare bella figura con due signore. Giò indicò me e si passò il pollice sulla guancia come a simulare un ...
... taglio, che in dialetto da noi significa più o meno “che gran figlio di … “. Sentii delle risate sommesse in sottofondo. -Sono tutti buoni, ma a noi è venuto in mente che a casa abbiamo tanta roba. Se ci date una mano a cucinare sarete nostri ospiti “au pair”. -Sono certo che il mio socio qui ne sarà entusiasta. L’indirizzo? -Se ci raggiungete al parcheggio andiamo via insieme. Accettai. -Ci avevano visti prima che noi notassimo loro. Andiamo, ci aspettano al parcheggio. Siamo stati invitati a cucinare e mangiare qualcosa a casa loro. Giò si illuminò. -Evvai! Ci stavano aspettando, infatti, da vere signore, fuori della loro auto. Ci presentammo: erano Mara, la dama dai capelli rossi, ed Anna. Prendemmo auto e moto e ci guidarono in periferia, anzi poco fuori la cittadina, fino ad una villetta, molto bella, su due piani. Era una casa con decorazioni in ceramica a tema, quindi un progetto degli anni sessanta – settanta, con una terrazza - solarium cui si accedeva sia da una scala esterna sia, mi disse Anna, da una “elica” interna. -Architetto? – le chiesi. -Interior designer. – mi sorrise lei. Lavorava a Pescara, dove era nata e si era laureata. La casa apparteneva a Mara. -L’ho comprata dopo il mio secondo divorzio. – disse lei – un premio di consolazione. Ci raccontò brevemente dei due matrimoni alle spalle, con due figli ormai grandi. Due ex – mariti dirigenti rampanti ed ambiziosi che avevano finito col farla sentire solo un accessorio di ...