1. Il Corpo, il Verbo e la Mente |7/8| Il gioco delle parole


    Data: 27/02/2019, Categorie: Sentimentali Autore: Miss Ehrenfeld

    ... Wonderland --- Pioggia. Costante e scrosciante. Una strada buia e deserta. Ero da sola, in piedi in mezzo alla carreggiata. Di fronte a me, all'altro lato della via, l'insegna di un locale con una scritta al Neon lampeggiante. 'Wonderland'. Paese delle meraviglie. Entrai. Un tavolo, due sedie, in mezzo ad una stanza piena di altri tavoli e sedie. C'era anche un bancone e un piccolo palchetto. Sembrava a tutti gli effetti un locale. Un pub. Indossavo una giacca bianca e un foulard rosso. Un vestito anch'esso bianco candido e leggero. Le scarpe rosso fiamma col tacco. Rimasi in silenzio. Scrutavo il buio tutto intorno, alla ricerca di qualcun altro. Nessuno in giro. Non ero per nulla spaventata. Ero soltanto curiosa. Ad un certo punto avvertii dei passi. Lenti. Cadenzati. La suola delle scarpe faceva un caratteristico schiocco sulle lastre di legno del pavimento del locale. Un passo dopo l'altro, sentii che qualcuno si avvicinava. Mi voltai. Era lui. Era l'uomo. Indossava un cappello e una giacca nera. Portava pantaloni neri e guanti in pelle nera. Camicia nera e Scarpe nere. Ai due lati opposti del tavolo, contrapposti come pedine degli scacchi. Lui in nero e io in bianco. Non dissi nulla. “Posso sedermi?” chiese in tono garbato. “Prego.” risposi. “Sai chi sono?” domandò l'uomo col cappello e la giacca nera. “No.” risposi io. “Sai chi sei tu?” insistette l'uomo. “Sto iniziando a dubitare anche di questo...” risposi io. “Facciamo un gioco?” chiese l'uomo. “Va bene.” risposi ...
    ... io. “Io pronuncerò una parola e tu ne pronuncerai un'altra.” disse lui. “A che serve fare tutto questo?” chiesi io. “E' soltanto un gioco.” rispose lui, accennando un sorriso. “Va bene.” ripetei io, come ipnotizzata. Lui mi guardò intensamente. Dopodiché prese un tovagliolo poggiato sul tavolo e una penna dal taschino interno della giacca. Scrisse qualcosa e lo poggiò al centro del tavolo, capovolto. Dopodiché tornò a guardarmi. “Fiducia.” disse lui. “Tradimento.” risposi io, lapidaria. “Storia.” disse lui. “Amore.” risposi io, quasi istintivamente. Lui sorrise. Tolse il cappello e lo gettò via. “Verità.” disse lui. “Bugia.” risposi io. “Scienza.” disse lui. “Coscienza.” risposi io. “Razionalità.” disse lui. “Istinto.” risposi io. “Piacere.” disse lui. “Amore.” risposi io. Lui sorrise di nuovo, beffardo. Tolse il guanto sinistro. “Luce.” continuò lui. “Conoscenza.” risposi io. “Anonimato.” disse lui. “Potere.” risposi io. “Dominazione.” disse lui. “Dolcezza.” risposi io. “Amore.” disse stavolta lui. Forse avevo capito. Timidamente, afferrai con due dita il foulard rosso e lo sfilai, senza mai perdere il contatto visivo con l'uomo. “Cultura.” proposi io. “Mistero.” rispose l'uomo. “Paura.” dissi io. “Protezione.” rispose lui. “Amore” dissi io. Lui sorrise. Tolse l'altro guanto. “Fede.” disse lui. “Illusione.” risposi io. “Ignoranza.” disse lui. “Tristezza.” risposi io. “Consolazione.” disse lui. “Amore.” risposi io. L'uomo si tolse la giacca, poggiandola sul tavolo. Sembrava ...
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