1. Il Corpo, il Verbo e la Mente |7/8| Il gioco delle parole


    Data: 27/02/2019, Categorie: Sentimentali Autore: Miss Ehrenfeld

    ... da li ridiscendere verso l'inguine. Io mi aggrappai saldamente ai suoi glutei, allargando le gambe e avvicinandolo a me. Appoggiò il suo mento appuntito sul mio sterno. Allungò la lingua e iniziò una lenta discesa verso il basso, inumidendo tutta la linea alba addominale. Indugiò un momento a livello del monte di venere. Io non ero in grado di opporre alcuna resistenza, né avevo intenzione di oppormi. La sua lingua aderì alle grandi labbra con profonda delicatezza. Eppure, la sensazione che avvertii fu simile ad una cascata d'acqua calda che inondava ogni parte del mio corpo. Ero in estasi. Mi dimenavo per il piacere. La sua lingua, lenta e inesorabile, si fece strada tra le pieghe vaginali, battendo come un tamburo sulla punta del clitoride. Io aprii la bocca per respirare ma anche per emettere un grido esasperato. Un urlo liberatorio di piacere. La mia schiena era tutta inarcata. I miei piedi si flettevano in modo automatico. Lui leccava e gustava. Io ricevevo e ne godevo. L'orgasmo arrivò in un attimo. Sembrava quasi un infarto, talmente era intenso. L'uomo si asciugò la bocca con l'avambraccio e quindi mi capovolse, pancia in giù. Ero incuriosita dalle sue intenzioni ma non riuscivo a voltare il capo per osservare le sue azioni. Non fu necessario, d'altronde. Sentii una morbida e umida presenza poggiarsi sul mio ano, andando delicatamente su e giù. I miei occhi fecero una giravolta su se stessi. Le mie narici si distesero. Emisi un altro urlo sconquassante. Le sue dita ...
    ... accompagnavano i movimenti della testa. Le mie gambe stringevano. Le sue mani allargavano. Dopo un tempo indefinito, la sua lingua fu sostituita da qualcosa di nettamente più imponente. Nettamente più esplicito. In un attimo fu dentro di me, senza che potessi neanche emettere un suono. I miei occhi erano sbarrati. Sconvolti. La voce mi si era strozzata in gola. Avevo la pelle d'oca su entrambe le braccia. Sentii entrare ogni centimetro. Successivamente, li avvertii uscire, uno dopo l'altro. Quei centimetri, quelle venature, quella consistenza. Era tutta lì, fusa con le mie mucose spruzzanti imbibite di umori. Ricevetti alcuni baci soffici sul collo, mentre continuava imperterrito a penetrarmi. E io mi lasciai penetrare, abbandonata totalmente al piacere. Cambiammo posizione. Volevo agire di più. Volevo osare. Lo feci distendere schiena a terra e afferrai il suo membro ancora fradicio di fica. Lo portai alla bocca. Lo gustai. Aveva un sapore inconfondibile e non era per via dei miei umori. Era qualcosa di ancestrale. Una esperienza che solo Proust con le sue Madeleine avrebbe potuto descrivere adeguatamente. Ingollai l'asta fino alla base. Sentivo la foga. Avevo una energia indomabile. Lo guardai negli occhi, mentre tenevo il suo pene in mano e succhiavo i suoi testicoli. Poi, in un momento di estrema disinibizione, sputai sul glande e mi portai cavalcioni sopra di lui. Lo volevo dentro, ancora una volta. Lo cavalcai. Gli imposi di rimanere immobile, disteso per terra. Lui non ...
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