Promiscuità - parte tre
Data: 02/03/2019,
Categorie:
Etero
Autore: HegelStrikesBack
... pirotecnici è la mia ex fidanzata del liceo, Giorgia.
“Pigi? Sei proprio tu?”
“Giò… ma che? Ma che ci fai a Milano? L’ultima volta che ho incontrato tuo fratello mi ha detto che vivevi a Los Angeles!”
“Sì, avevo un ristorante lì ma mi hanno offerto questo temporary quindi sono tornata provvisoriamente a Milano, dai aspettate la fine del servizio che facciamo due chiacchiere!”
E così ci ritroviamo a parlare delle nostre vite fino alle 03:30 del mattino.
Tommi comincia a dare segni di cedimento e si chiama un taxi. Io no.
Io sono folgorato perchè è proprio vero che il passato a volte non passa per niente e Giorgia è ancora bella come il secondo giorno di liceo quando, preso da un raptus di coraggio, le chiesi di uscire e lei accettò.
All’epoca aveva i capelli lunghi e biondi e quell’aria da ragazza già grande e sicura di sè, questo mi ha sempre affascinato di lei.
E adesso, sedici anni dopo me la ritrovo qui, chef affermata in attesa della stella Michelin che non tarderà ad arrivare si dice nell’ambiente.
Sempre bionda ma i lunghi capelli hanno lasciato il posto ad un taglio cortissimo alla Annie Lennox, gli occhi sempre penetranti e la voce sempre quella che mi ha detto forse le parole più belle che un ragazzo si possa sentir dire nella sua vita.
Ci raccontiamo tutto, o quasi, quello che ci siamo persi negli ultimi dodici anni in cui non ci siamo più visti.
Come allora ho una botta di coraggio improvvisa, calata dall’alto come un segnale che stavo ...
... facendo la cosa giusta. Le mie mani spostano il bicchiere di vino rosso da davanti alle sue labbra e la mia bocca, senza resistenza alcuna, trova la sua.
Il tempo non è passato e se è passato peggio per lui, perchè noi ci siamo ancora e di tempo ne abbiamo.
Il raptus ci porta nella cucina ormai deserta del suo temporary restaurant.
Ci spogliamo nella penombra: della sua divisa da chef non rimane che la lingerie in pizzo bianco da sciogliere e la mia giacca e la mia camicia sono per terra chissà dove.
La sdraio sul bancone metallico di quella cucina professionale.
Le spalanco le gambe. È calda e pulsante. È donna, è provocante, è dolce, sa di tutte le cose buone al mondo che ci fanno sentire a casa.
Sa di biscotti al pan di zenzero a Natale, di tende appena lavate, di bagnoschiuma, di rientro in porto quando il mare è in tempesta. Di acqua di fonte nell’arsura più completa.
È un'esperinza totale e la sento ancora mia, mentre geme e mi ripete parole antiche e senza età il cui suono non mi è nuovo.
Sono ubriaco di lei, di quella cucina e del caso che ordisce trame inverecondo sulle tele delle nostre esistenze.
La voglia era tanta e lei pure, otre infinito di marmellata in cui non mi stanco mai di tuffare le dita.
Vengo dentro, come ai tempi d’oro.
Il tempo non va mai all’indietro, eppure ogni tanto accade una strana magia per cui c’è un odore, un suono, un colore, una vista, un sapore, un ricordo che ci riporta indietro nel tempo e ci ricatapulta in ...