Vacanze romane
Data: 02/03/2019,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Urcaloca
... dato che come mi aveva detto lo divideva con la sua amica, anche lei studentessa di legge.
Entrai in cucina e venni distratto dalla quantità di piatti e stoviglie sporche ammassate dovunque ma la vera sorpresa era lo spettacolo che mi si offriva alla luce fioca di una lampadina sul lavandino.
Tina evidentemente aveva coronato con successo la sua ricerca del cazzo, visto che completamente nuda si stava facendo scopare in piedi da dietro piegata a novanta gradi da uno dei più brutti ragazzi che abbia mai visto.
Magro, semipelato, con una t-shirt giallastra con su stampato qualcosa di indefinito, sul viso ciuffi di barba non curata, scopava Tina con sussulti soffocati.
Quando mi vide per nulla turbata mi rivolse uno sguardo invitante e prima che potessi realizzare mi aveva afferrato per i coglioni tirandomi a se.
La situazione era pazzesca ma quando un uomo ha l’uccello nella bocca di una donna non c’è alcuna possibilità che abbandoni la posizione.
E poi inutile dirlo sebbene fosse quella che era quanto a fascino, era una pompinara di ottimo livello, tecnica di certo affinata con la pratica.
Il cazzo prima indeciso si rizzò e in pochi minuti le sborrai in faccia mugolando e anche l’uomo che la stava scopando giunse all’orgasmo e le sborrò in figa con gemiti e smorfie disgustose.
Piuttosto disturbato dall’orgasmo del tipo, voltai la testa per fuggire l’orrida visione.
Che disastro, nell’arco della porta era comparsa Laura, splendida in slip e ...
... reggiseno neri, mi fissava con sguardo contrariato e poi senza una parola andò via.
Mi voltai, Tina cercava con la lingua di raggiungere uno schizzo di sperma che le imbrattava la guancia mentre la sborra del suo ganzo le colava dalla figa in un rivolo che aveva quasi raggiunto il ginocchio.
Era troppo, abbandonai la cucina in preda all’angoscia: che stupido, che asino, che fesso. Stavo vivendo una tenera storia d’amore e avevo trasformato una notte da favola in una merda.
Entrai nella stanza di Laura afflitto.
-Non so cosa dirti-
Lei mi guardò fisso con sguardo severo
-E che vuoi dirmi? Ma che cazzo, non siamo fidanzati né sposati, non abbiamo nessun dovere l’uno verso l’altro, ma minchia, avevi ancora il cazzo caldo della mia figa. Non mi aspettavo amore eterno ma una cosa così!-
-Hai ragione sono uno stronzo- e così dicendo mi diressi verso la sedia con i miei vestiti
-Ma dove vuoi andare a quest’ora? Dai vieni qui-
Quando mi stesi sul letto lei mi salì in groppa, pareva esserle passata, forse avevo ancora una fiche da gettare sul tavolo.
Lei mi appoggiò il palmo della mano sulla cappella e con le dita avvolse l’uccello moscio fino alla sparizione, ma quando tirò il cazzo con le unghie lo stimolo ancorché doloroso me lo stava facendo rizzare.
Con due o tre di quelle manipolazioni mi aveva fatto diventare l’uccello di nuovo duro e le unghie lievemente piantate sotto la cappella producevano un godimento misto a fastidio quasi intollerabili.
-Ora ...