1. Squadra nuova, amico nuovo


    Data: 04/03/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Japu75

    Dopo la prima partita, la prima vittoria e tutto ciò che successe negli spogliatoi (vedi racconto “Capitano, mio capitano”), in silenzio mi vestii in fretta e furia con la tuta della squadra e uscii fuori. Avevo bisogno di aria. Presi il pandino, posteggiato non poco distante, e filai dritto verso casa. In testa avevo il dettaglio di quelle scene di orgia gay, la punizione del capitano, la sborra in faccia a Luca (che neanche conoscevo). Arrivai a casa: mia madre aveva preparato del pollo arrosto con le patate, ma le dissi velocemente e a testa bassa che non mi sentivo affatto bene e che andavo a letto. “Che hai?” “Niente di preoccupante, tranquilla. Sono stanco. La partita è stata faticosa”, le dissi, mentre salivo le scale. In un attimo, ero già disteso a letto, con addosso ancora la tuta. Accesi un po’ il condizionatore, perché in mansarda si moriva dal caldo e piano piano l’aria si fece più respirabile. Passai una notte insonne, immobile a letto, a pensare a quelle scene. Io non ero gay. Non mi piacevano gli uomini. Fino ad aprile uscivo (e scopavo) con Valentina, una mia compagna di scuola. Poi mi lasciò, il giorno della festa di san Giorgio, ufficialmente perché si era stancata di me, ma il motivo principale era la comparsa di Andrea, un universitario di 20 anni, con cui si divertiva a fare la troietta. Da allora ad oggi, ero sempre stato circondato da belle ragazze e in diverse occasioni me ne sono ritrovate alcune a letto. Il mio fisico atletico abituato allo sport ...
    ... fin da bambino, i capelli color biondo scuro, il ciuffo al quale tenevo tanto, gli occhi chiari, i lineamenti del mio viso e il mio essere molto simpatico avevano un forte ascendente sulle donne, e anche su qualche checca, così come mi capitò nella discoteca di F*** a luglio, ma questo è un altro discorso. Io non ero gay. Non facevo certe cose. Eppure mi ero eccitato a vedere il capitano inculare Luca. No… aspetta – disse una voce dentro di me: non ti eri eccitato a vedere quelle scene. Ti sei eccitato perché una mano era stretta attorno al tuo cazzo e lo menava dolcemente. A quel ricordo, anche il mio pene ebbe un sussulto e si svegliò. Cioè… continuò la vocina – vuoi far capire che era la mano di Luigi che ti ha fatto eccitare? E tu pure che hai goduto… Mi scossi da quel pensiero. Presi le cuffie dal comodino, le agganciai all’iPhone e mi sparai i Nickelback a palla nei timpani. Mi addormentai alla terza canzone, nel cuore della notte. Potevano essere le 3. L’indomani era giorno di riposo. Quasi non pensai a ciò che era accaduto e passai tutta la mattina a casa. In chat trovai una ragazza di F*** e siamo stati a cazzeggiare fino all’ora di pranzo. Verso le 5 del pomeriggio, stanco di non fare nulla, mi misi pantaloncini, maglietta e Nike e andai a L***, in palestra. Mentre mi dedicavo al mio terzo chilometro sul tapis roulant, vidi che in fondo c’era Luigi, intento ad allenare i dorsali. Anche lui mi vide e alzò un braccio in segno di saluto. Risposi. Improvvisamente mi venne ...
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