Squadra nuova, amico nuovo
Data: 04/03/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Japu75
... una sorta di repulsione alla corsa e scesi dall’attrezzo. Andai sulle cyclettes, così non avrei visto Luigi, ma mentre pedalavo e facevo un po’ di addominali, Luigi prese posto sulla cyclette a fianco a me. “Ciao!”, mi disse calorosamente. “Anche tu qui?” “Ciao”, risposi, togliendomi la cuffietta. “E quindi ci alleniamo nella stessa palestra? Ma guarda che coincidenza”, sorrise lui. “Già…” dissi io freddamente. Dopo un paio di minuti di silenzio, Luigi riprese: “Sei sconvolto da quello che è successo ieri dopo la partita? Ti capisco. Anche per me, l’anno scorso, è stato traumatico”. Mi fermai di scatto e lo guardai. Provai una sensazione di vergogna. “Tranquillo, ti capisco”, continuò, “Non sei gay, né tantomeno lo diventerai stando con la squadra. Forse gay sarà il capitano. Non l’ho mai visto con una donna a fianco”. Mi uscì un sorriso di imbarazzo per risposta. Non parlammo più, ma per altre due ore Luigi fu accanto a me, in modo discreto e silenzioso. Non provavo fastidio ad averlo vicino: ero troppo concentrato sui miei allenamenti, che ho sempre preso sul serio. Anche negli spogliatoi della palestra ci andammo insieme e rimase un gelido silenzio. Avrei voluto chiedergli tante cose, ma non riuscivo a parlare, non solo per l’imbarazzo, ma anche perché lì dentro c’erano altre persone che si accingevano ad iniziare gli allenamenti oppure ad andarsene. Una volta vestiti, Luigi mi fece: “Andiamo a prendere un boccone? Così parliamo un po’…” “Ok”, risposi io. Forse era ...
... proprio quello che volevo sentire. Usciti dalla palestra, riaccesi il telefono. Trovai il messaggio di mia madre: “Sono dalla zia Lucia che sta poco bene. Dormo lì. Ordina una pizza, se mangi a casa. Baci. Mamma”. Mi venne subito un flash in mente e dissi a Luigi: “Ho casa libera. Vuoi venire da me? Ordiniamo una pizza e quattro birre sono sempre in frigo”. “Va bene”, rispose. Mentre guidavo per tornare a casa, con Luigi e la sua Audi che mi tallonava, sentivo le farfalle nello stomaco. Perché – mi dicevo – perché l’ho invitato a casa… “Così lo conoscerai meglio e ti fai nuovi amici, stupido!” – subentrò la vocina della “coscienza”, sempre pronta a criticarmi. Sorrisi. In fondo, sarebbe stato meglio così. Ordinai la pizza col cellulare, mentre guidavo. Tanto la pizzeria del paese non ci avrebbe fatto perdere tempo. La pizza arrivò infatti cinque minuti dopo il nostro arrivo a casa. “Allora, come ti sembra questa squadra?”, iniziò Luigi. “Forte. Mi piace. Anche se… non mi è piaciuto quello che è successo…” “A molti ha fatto lo stesso effetto le prime volte”, mi interruppe Luigi. “Non lo so… mi fa… schifo…” “E’ una forma strana per imparare il rispetto e per spingerti a dare il massimo in campo”, disse subito lui. “Si, ma…” “Da due anni è qui e ha dato questo taglio alla squadra. Chi non ci sta, fuori. Chi ci sta, deve subire” Chiesi allora: “Tu hai mai… subito…?” Luigi abbassò lo sguardo e, giocando con un’oliva nel piatto, ammise: “Si… capita a tutti non essere in partita” Io ...