1. L'orfanella


    Data: 08/03/2019, Categorie: Incesti Autore: Tara, Fonte: EroticiRacconti

    Questo racconto non è frutto della mia immaginazione, ma il condensato di confidenze fatte da una mia amica che non desidera apparire in alcun modo, temendo che alcuni riferimenti nello scritto, possano far risalire a lei o alla persona con il quale convive meravigliosamente. Pertanto, ogni richiesta o delucidazione non otterranno soddisfazione alcuna, unicamente per il motivo sopra indicato. Scusate, Tara. Al compimento del mio diciottesimo anno di età, finalmente potevo lasciare il collegio dove avevo vissuto fin da bambina, “ orfana ”, mi avevano sempre detto le sorelle di Maria, le suore che dirigevano il nostro orfanotrofio. Prima di farlo però, mi ero cercata un lavoro ed un alloggio in affitto, vicinissimo alla pizzeria dove ero stata assunta come cameriera ai tavoli dell’ampio salone laterale, rispetto all’entrata. I primi mesi, mi ero sentita molto affaticata, pur se felice per la mia nuova vita, non certo così monotona come gli anni trascorsi dentro quella specie di galera che tutti chiamavano, usando un eufemismo, “ L’Arca ”, mentre per me era diventata la succursale di una casa di cura. Il proprietario del locale, era un affascinante moretto sui quaranta, scuro come l’ebano, il quale, aveva sposato un’italiana sui cinquantasei, e forse anche di più, per ottenere la cittadinanza. Un metro e novanta di muscoli che quando li evidenziava con la sua T-shirt bianca, lasciava senza fiato tutte le donne presenti nel locale, compresa me, nonostante le mie minime ...
    ... conoscenze sugli uomini. Alcune di queste erano giunte anche a passarmi un bigliettino, col proprio numero di telefono, in modo che lo passassi a lui senza farmi scoprire dalla moglie, onnipresente nel locale, di giorno, ma molto meno la sera, visto che talvolta alle tre di notte eravamo ancora intenti a servire i ritardatari. “ Quella della tavola tre, non mi interessa, Roberta: l’ho già fottuta. E tanto meno quella bionda che vedi con quel vecchio al tavolo dieci, mi va. E’ giovane e bella, ma la dà via per denaro al primo che arriva, e non vorrei che lei mi trasmettesse qualche malattia. Con te invece ci starei subito, se solo tu lo volessi ”, mi sussurrò piano in un orecchio, più tardi, mentre ero prona a sparecchiare, e lui dietro di me ad appoggiarmi il sesso sul sedere, palesando uno strumento davvero enorme, caldissimo, pur se celato dentro i pantaloni. Mi sentivo molto lusingata, e allo stesso tempo, spaventata ... Sedotta perché lui mi preferiva alle donne con esperienza, e tremendamente atterrita dal fatto che non avrei certo saputo dimostrarmi donna, fra le sue braccia, dato che non sapevo nemmeno com’era fatto un uomo, fisicamente. O meglio, lo sapevo sommariamente per aver guardato, di nascosto, qualche rivista erotica che mi era stata passata da una mia compagna di stanza, all’orfanotrofio. “ Fammi venire a casa tua, stanotte … !”, mi supplicò, più tardi, quando ormai stavamo per chiudere. “ Non posso ”, risposi, senza dare alcuna spiegazione al mio rifiuto. “ E perché ...
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