1. Il proprio posto nel mondo


    Data: 09/03/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: dare_devil

    “Sara, aiuta tua mamma a sparecchiare. Davide, vammi a prendere le sigarette, le ho lasciate in macchina.” La formula uno in diretta sul piccolo televisore portatile, i resti del pranzo ancora sulla tavola, il chiacchiericcio degli altri villeggianti attorno alla nostra canadese: momenti come questo si ripetevano tutte le estati. La mia famiglia - mio padre operaio, mia mamma maestra, mia sorella tre anni più grande di me - era in genere la prima ad arrivare, ai primi di luglio, e l’ultima a ripartire, a inizio settembre. Mio padre ci accompagnava a inizio stagione, ci aiutava a montare la tenda, e poi se ne tornava a Torino a lavorare in fabbrica, per poi tornare nei fine settimana, ad eccezione delle due settimane di agosto, quando poteva starsene finalmente in ferie anche lui.
    
    Da bambino per me era una paradiso: giocare a pallone con gli altri ragazzini, ore intere in acqua, tornei, cacce al tesoro, vita all’aria aperta. Poi si cresce. E quelle lunghe estati in campeggio erano diventate una tortura. Giunto alla sedicesima estate della mia vita, oramai avrei voluto fare altro, magari organizzarmi con altri amici, fosse anche in campeggio, un posto valeva l’altro, ma certo non più con la mia famiglia. Mi sentivo fuori posto. E mi annoiavo da morire.
    
    E poi stava succedendo qualcosa di nuovo, strano, inatteso. Dopo essere stato lasciato dalla mia ultima ragazza per uno molto più grande di me, molte domande stavano cominciando a sorgere nella mia testolina di ...
    ... adolescente in piena rivoluzione ormonale.
    
    Quel tipo per cui ero stato scaricato dalla sera alla mattina, un muratore di 26 anni di origini calabresi, piaceva anche a me. Intendiamoci, ero molto ferito dal tradimento e, comprensibilmente, ho sfanculato Marianna in malo modo. Ma quando l’ho vista col nuovo tipo, non sapevo se ero più geloso di lei o di lui: moro, riccio, carnagione scura, peloso, un fisico ben messo in modo naturale, frutto della fatica in cantiere. E poi Riccardo, il mio compagno di classe pluri-ripetente: rispetto a tutti noi era già un uomo fatto, grande, grosso, massiccio, castano, barbuto, una specie di boscaiolo da telefilm americano. Aveva messo incinta una tipa di una altra classe. E come biasimarla. E poi il mio professore di educazione fisica: un papà di origini campane, un altro bel toro che spesso mi distraeva dalle nostre partite a calcetto nell’ora di educazione fisica. Ovviamente per lui le nostre partite erano uno straordinario ed efficace sistema per toglierci tutti dalle palle: mentre giocavamo, si metteva a bordo campo a fumare e a leggere la gazzetta dello sport, toccandosi sportivamente il pacco di tanto in tanto.
    
    Insomma, la mia testolina di sedicenne in calore stava definitivamente prendendo atto di qualcosa che in realtà aleggiava nell’aria già dalla pre-adolescenza, ma che avevo rimosso o minimizzato per tanto tempo: mi piaceva la ceppa. E quell’estate avrei tanto voluto andare con Riccardo e Piero, un altro compagno di classe (un po’ più ...
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