Il proprio posto nel mondo
Data: 09/03/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: dare_devil
... paralizzato, forse tremavo, certamente ero scosso. Mai avevo vissuto qualcosa del genere. Se ripensavo alle mie poche scopate con Marianna (poveraccia, quanto deve essersi annoiata), mi rendevo conto che il sesso che avevo vissuto fino a quel momento non era neppure lontanamente paragonabile allo stato di eccitazione paralizzante che stavo vivendo in quel momento, e senza aver fatto nulla, a dire il vero. Ma era successo qualcosa. Era successa La Cosa. Avevo capito, finalmente, il mio posto nel mondo. In quel parcheggio, nel mezzo del nulla di una domenica di agosto avevo vissuto la mia personale rivelazione, grazie ad un uccello nordafricano migrato sulle coste italiane. E una volta capite le cose, prendono il loro corso. Le mia ginocchia caddero in avanti, il mio corpo in forma di sedicenne abbronzato si era inginocchiato prostrato di fronte ad un esemplare di virile, primitivo e ancestrale. I miei occhi verdi esprimevano soggezione e sottomissione totale. Era quello ciò che stavo cercando: un maschio alfa, rozzo, primordiale, villano, sporco, villico….Ecco perché Marianna se ne era andata col muratore. Anche lei deve aver capito, ad un certo punto, che la ceppa è sacra. E una volta trovata, non si torna indietro. Mentre il marocchino avanzava - sguardo impenetrabile e pisello sempre più grosso, venoso scuro e tozzo - capii che quel primo pompino l’avrei dedicato a lei, Marianna, grazie alla quale, ora capivo cosa significasse saper scegliere. E dunque scelsi. Allungai la ...
... mano e afferrai quel tronco caldo, vibrante e duro. Prima di metterlo il bocca lo osservai per bene. La mia iniziazione grazie a te. Mai potrò essere contro l’immigrazione, grazie a te. E poi lo leccai, in segno di venerazione, mentre un misto di odori primordiali mi invadeva le narici. Lo leccai in lungo e e in largo, apprezzandone la consistenza e le forme, come se la mia lingua dovesse competere con gli occhi nel ricostruire la forma di quel monumento di circa 20 centimetri e largo 14. Nel frattempo, con l’altra mano esploravo i peli pubici che circondavano l’asta (si era abbassato i pantaloncini) e poi le palle, scure e pelose, grosse come due limoni. Che spettacolo. Leccai anche le palle, certamente, e mi sembrò di avvertire un fremito da parte del marocchino. Come biasimarlo, erano così piene, chissà quanto erano piene, da quanto non le scaricava.
Poi presi coraggio, spalancai la bocca a più non posso e cercai di ingoiare più centimetri possibili di quel pitone. Ma era così largo e lungo che ne riuscii ad accogliere appena la metà. A quel punto fu lui ad intervenire, con autorevolezza e consapevolezza del proprio ruolo. Mi afferrò la testa con entrambi le manone e mi spinse il manganello dritto in gola. Lacrime agli occhi, senso di soffocamento. Ero impalato. Ma lui, giustamente, se ne fotteva. Continuò a stantuffare la sua proboscide, provocandomi rumori gutturali e facendomi sbavare come un lama. Mi concesse solo un istante, liberandomi per qualche secondo la testa, ...