1. Sei solo e vorresti un partner, hai un partner e vorresti la solitudine....


    Data: 20/08/2017, Categorie: Etero Autore: SexCulture, Fonte: Annunci69

    ... introverso, mentre gridavo ai quattro venti la forza del mio sentimento, il calore della mia passione. Spesso sentivo di infastidirlo, così interpretavo come timidezza questo suo desiderio di staccarsi da me, di allontanarsi dal vortice delle mie emozioni, dal vulcano di entusiasmo che ogni giorno gli proponevo: sempre diverso, sempre più forte, sempre più suo.
    
    Ho fatto questo per due anni. Non ho ricevuto molto in cambio, ma l’amore per me non è mai stato un rapporto di scambio paritetico. Pensavo che chi avesse avuto qualcosa da donare avrebbe dovuto farlo e non mi sono mai accorta di essere solo io ad elargire tutto quanto trovavo dentro di me. Non recrimino, sono felice di ciò che ho fatto. Ho amato le sue crisi di coscienza delle quali mi ha sempre addossato ogni colpa. Ho amato i suoi silenzi così come i suoi regali. Ho amato lui, il suo corpo offrendogli tutto di me.
    
    L’ho amato persino quando mi ha lasciata, dopo aver provato un’altra volta il mio letto. Ho cercato di comprenderlo, spiegando a me stessa che non aveva intenzione di farmi del male. Ho convinto perfino lui, consolandolo dai sensi di colpa che, diceva, lo tormentavano. Ho dovuto motivare a me stessa le sue scelte, per cercare di sopravvivere al dolore infinito dell’abbandono.
    
    Ho cercato di essere felice per il solo fatto di aver vissuto per due anni l’incanto di un amore ideale, accontentandomi di ricordare i pochi momenti vissuti vicini e le lunghe, dolorose e dolcissime attese. Ho anche ...
    ... cercato di salvare il mio amore trasformandolo in un rapporto diverso da prima: non amicizia, ma una forma diversa di amore. Ho pensato che non avrei potuto smettere di amarlo, così ho deciso di amarlo lo stesso, di continuare ad amarlo, silenziosamente, senza disturbare. Ho sentito il suo desiderio di avermi comunque, di contattarmi quando sentiva il bisogno ed io ho accettato anche questo. Ho accettato di veder trasformarsi il mio amore in uno sterile contatto tra due persone che hanno vissuto la magia, la poesia, il sesso.
    
    Ora non c’era più nulla di tutto ciò: per me c’era solo la sofferenza di sentirlo narrare della sua vita, di sentire la sua felicità, di non sentirmi più parte di lui. Ma andava bene comunque. Almeno c’era. Almeno mi sentivo viva io.
    
    Ho accettato di ascoltarlo qualsiasi cosa sentisse il bisogno di raccontare. L’ho perfino consigliato su come essere felice. Ho lasciato che mi utilizzasse come valvola di sfogo per i suoi nervosismi, aspettando che sentisse voglia di parlarmi. Ho represso il desiderio di farlo mio, rispettando le dichiarazioni che mi faceva di non sentire più alcun desiderio nei miei confronti.
    
    Poi ho tentato di vivere una nuova vita, cercando di sanare il mio disperato bisogno di sorridere.
    
    Avevo bisogno di sentirmi amata, desiderata, coccolata. Avevo bisogno di sentirmi donna. Di avere un uomo che mi volesse, il cui sguardo si illuminasse guardando i miei occhi. Un uomo che si scaldasse al mio respiro sul suo petto. E l’ho trovato, ...