1. L'alberghiera e il marito: una storia di corna.


    Data: 18/03/2019, Categorie: Tradimenti Autore: single80fe

    ... la magia
    
    - Sei arrapata quanto me, porca - le dico. Sorride - Sì, forse di più, stallone. Vedi che bel cazzo che ha? - dice rivolta al marito.
    
    In effetti lui ha un uccello più piccolo del mio, ma non di molto. Con l’ultimo barlume di lucidità capisco che è il loro gioco.
    
    - Smetti di toccarti, o sborri subito - gli fa lei.
    
    Ora basta passività, penso, mentre sento i suoi primi gemiti. Il gioco le piace.
    
    La prendo e ribalto la situazione. Le afferro i polsi e li allargo sul letto, le caviglie sulle mie spalle, la figa aperta davanti al mio cazzo duro. Non esito, non rallento, inizio a scoparla.
    
    Non è il mio gioco abituale, ma inizio così, davvero a fotterle la figa fradicia, penetrandola con forza, velocità, potenza. Voglio che il marito senta gli schizzi dei suoi umori sotto ai colpi del mio cazzo.
    
    - Dio come mi fotte questo - geme, ansima, era pronta da ore - cornuto, questo sì che è un uomo. Dai porco continua a segarti, lo so che ti arrapa vedermi riempita.
    
    Il gioco mi sta facendo impazzire, sono eccitato, le prendo il collo e lo stringo, di fianco alle mie mani e dita metto lingua e denti mentre le sento la figa sciogliersi di umori sotto ai colpi del mio uccello curvato verso l’alto.
    
    - Sì cazzo, settimane che lo voglio. Fottimi, porco, fottimi - è un grido. L’adrenalina ci sta facendo godere come maiali, la sto letteralmente montando.
    
    - Prendimi a pecora. - intima.
    
    La prendo la giro. Dà il viso al marito, mentre da dietro inizio a ...
    ... sculacciarla.
    
    - Conta le sculacciate, porca.
    
    - Uno - Due - Tre - diventano più forti - quattro - cinque - seeei - la mia mano si infrange contro la sua natica soda, e ormai rossa infuocata.
    
    - Fottimi dai, scopami, porco, voglio il tuo uccello.
    
    - Conta, porca! - Quasi grido, mentre le passo le dita sulla figa, e controllo che resti eccitata. Lo è, così tanto che gli umori le colano.
    
    - Vieni, cornuto, avvicina la - oddio fottimi - sedia.
    
    Non è lucida, parla a lui, parla a me, gode dei colpi, delle mie dita.
    
    Il marito esegue, ridicolo nello spostare la sedia con i pantaloni alle caviglie e il cazzo duro che si muove.
    
    - Ora fate i bravi entrambi: tu - rivolto a me - fottimi - e tu - rivolta al marito - segati.
    
    Si china ancora di più, e spalanca quel suo bel culo davanti a me. Sono senza pietà, ora. Forse non te lo aspetta, o forse sì. Ma mi prendo in mano l’uccello, ancora durissimo e spingo sull’ano.
    
    E’ stretta, grida:
    
    - Stronzo!
    
    Ma è un gioco, lo so, lo sento, scommetto: affondo il cazzo nel suo culo e lei, per tutta risposta, inizia a masturbarsi a pecora.
    
    - Sei uno stronzo con un cazzo stupendo. Scopami il culo, maiale!
    
    La fotto così forte che quasi mi fa male l’uccello, ha un culo così stretto e allo stesso tempo bagnato che quasi le sborro dentro tutta la voglia accumulata in queste settimane.
    
    Quasi dimenticavo del marito che per la prima volta, tra un ansimo e un gemito, prova a parlare.
    
    - Amore, sto per godere.
    
    - Cazzo rompi le ...