Blade: giorni diversi
Data: 19/03/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis
... scoperta.-Ti aiuto se vuoi. Tremi perché hai paura. Sai di essere stata scoperta. Sai che io so. Ma io non so tutto e ti consiglio di aiutarmi a riempire i vuoti prima che io rimpia te di piombo.-, dissi.Bugia: non avrei usato una pistola, faceva troppo rumore e poi, avevo quattro splendidi artigli ossei (due per mano). Perché non usare quelli?!La povera Dana tremò di nuovo, sapventata, sull'orlo del pianto e delle lacrime.-Se parli non ti succederà nulla.-, dissi, conciliante.-Sono la moglie di Khalim al-ased.-, iniziò lei. Annuii. Ricordavo il suo nome. Zhara l'aveva torturato e fatto giustiziare perché io avevo scoperto che era uno dei traditori. Non si poteva certamente dire che la moglie non gli fosse fedele.-E il tuo vero nome non é Dana, scommetto.-, dissi.-Sì, invece! Vuoi un documento?-, chiese lei.Non avrei saputo che farmene.-Hai rovinato una rete che poteva essere tre volte più ampia di quella di quella troia di Zhara!-, esclamò la giovane piangendo, -Hai fatto uccidere mio marito! è colpa tua! Lui voleva solo più soldi!-. Pianse.-Perché?-, chiesi.-Per un'operazione per me...-, sussurrò lei.-Quale?-, chiesi. Lei annuì tra le lacrime.-Soffro di una rara forma di encefalite cronica. I medici hanno scoperto che si tratta di un problema risolvibile solo tramite un operazione ma... Costa. Molto. Khalim voleva solo salvarmi! Solo quello! Non gli importava in quanti sarebbero dovuti morire perché accadesse.-.-Già. Cosa che lo differenzia da me.-, dissi io. ...
... Avevo sentito abbastanza. Raggiunsi la mia cassaforte. Estrassi duemila dollari. Glieli diedi.-Ma...-, chiese lei.-Prendili. E vivi.-, dissi. Mi guardò. Guardò i soldi. Sorrise.-Grazie.-, disse. Mi baciò. Un bacio sottile, breve. Casto.Annuii, lasciando che se ne andasse. Poi chiusi la porta. A volte essere buoni fa davvero schifo ed essere malvagi é anche peggio.Avevo fatto la scelta che sentivo giusta, perdendoci perché qualcun'altro potesse almeno provare a vincere.Mi stesi sul divano, ma il sonno non arrivò. Così mi alzai.Faceva schifo. Tutto quanto. New York era marcia e non importava quanto ci si provasse, marcia sarebbe rimasta.Ma non era marcia come altre parti del mondo.In ogni caso, a volte avrei davvero voluto andarmene, fuggire, lasciarmi tutto alle spalle.Sospirai. Non era facile. Per niente.Quel dono, le mutazioni che mi avevano cambiato la vita, l'avevo ottenuto al prezzo di sofferenze che avevano ridefinito il concetto stesso di "dolore".E fuori, lontano da quel laboratorio da cui ero fuggito per fortuna o tempismo, era anche peggio. Il dolore non era più fisico. Era mentale, emozionale, spirituale.Avevo smesso di credere in un dio, da parecchio.Da quando era morto mio padre a causa di una malattia tremenda. Da quando avevo vissuto quel giorno di dolore puro, raffinato al calor bianco e inciso nel mio essere.Il cielo era vuoto. Ma anche fosse stato pieno, la cosa non sarebbe cambiata. Per nulla.Sguainai gli artigli. Snikt!Poi li guardai. Eccoli lì. Causa e ...