1. Fiore di Bach - Cap. II - Otto farfalle di velluto blu.


    Data: 12/10/2017, Categorie: pulp, Autore: Flame

    Otto farfalle di velluto blu, Volano leggiadre fin lassù, Una si spezza un'ala e cade giù, Le altre la riprendono e la portan su… -Come continua?- chiedo a Katia, mi guarda con l'espressione della stanchezza le occhiaie contornano gli occhi blu cielo. -Continua nel modo più ovvio, si va a ritroso con i numeri fin quando cadono tutte.- Il suo tono piatto mi fa rabbrividire. Mi volto dall'altro lato, il suo sguardo è troppo. Cerco di dormire ma pensieri infausti occupano la mia mente privando il riposo. - Katia? – - Si…- - Secondo te quando tocca a noi? – - Molto presto malen'ky.- - Sarà atroce vero?- La sento sospirare, un lungo interminabile silenzio. Sto per richiudere gli occhi quando sento Katia rispondere. -Si, sarà atroce.- Il mattino seguente Mosca è silenziosa, la neve la ricopre facendo sembrare il tutto un paesaggio uscito da un ampolla di vetro, sembra poetico, desolato. Giro il capo in direzione delle scarpette rosse, sono sulla scrivania in bella mostra. Non le ho più messe e fin oggi, non ho ne sentito ne visto Regina, quasi mi manca, mi manca perché mi donava le caramelle. Apro la finestra e l'odore di fogna mi entra prepotente dalle narici il mio sguardo finisce in basso dove un barbone fa i suoi bisogni in bella mostra, disgustoso, chiudo la finestra rammaricando per l'ennesima volta la mia vita precedente. Ripenso a Regina e il suo richiamo è forte, come è forte il richiamo della droga. Mi brucia dentro, sento l’odore, pregusto l’estasi. Ne ho bisogno, devo ...
    ... averla. Esco furtivamente da casa ascoltando le urla di Andrea uscire dalla porta infondo, la Matrioska ce l'ha sta mettendo tutta per farci uscire dall'incubo, ma sinceramente, non so quale sia l’incubo reale. Rabbrividisco e scendo svelta le scale di legno lasciando l'angoscia alle spalle una volta chiuso il portone. Il freddo mi sferza in faccia con prepotenza, tanto da farmi rimpiangere per qualche secondo il calore dell'abitazione ma, il bruciore interno torna a farsi sentire. Ho bisogno di una dose e in fretta. Non ho soldi con me, spero di trovare Regina sulla strada, che mi compaia di fronte come un angelo della salvezza. Ripercorro il tragitto, i lampioni sono ancora accesi e la neve è immacolata, lancia quel bagliore cristallino che ti fa venire voglia di mangiarla, mi dispiace calpestare questo suolo candido. La desolazione che mi circonda mi mette paura, dai palazzi vuoti e sporchi si sentono spesso dei rumori, bottiglie o altro, qualche barbone ubriaco canta e qualcuno sbraita parole senza senso. Mi stringo nel mio cappotto, questo freddo mi penetra dentro. Arrivo lì, dove qualche giorno fa ho visto Regina, mi appoggio con la spalla al lampione nella stessa posa di quel giorno. Aspetto. Le mie mani tremano, mi mordo il labbro fino a sanguinare, ho bisogno di soldi. Voglio la mia dose, qualsiasi cosa basta che mi fa star bene. Che mi faccia sognare. Secondi, minuti, passano interminabili mentre io cambio posizione continuamente. Fremo. Ed ecco come in un sogno, da ...
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