La signorina handicappata
Data: 24/03/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: almosttrip
... penombra. Allora mi arrischio a tirarmi giù i pantaloni per mettere il cazzo in libertà. Fa troppo caldo. In un attimo sono nudo e denudo la ragazza.
La stringo forte a me fino a toglierle il respiro. L’abbraccio con il corpo e con l’anima sentendomi svenire. Anne Liese mugola, grida, ride, balbetta... Dio! Dio! Resterei abbracciato a lei per l’eternità. Sento le tettone schiacciate contro di me. Sento le cosce morbide sotto le mani; accarezzo schiena, capelli, culo; e poi ancora schiena, capelli, culo...
La prendo in braccio e la deposito sul letto. Poi le apro le gambe e immergo la faccia nei peli del pube; la sua peluria è morbidissima, sottile, sembra di seta. Continuando ad accarezzare il monte di venere, arrivo alla fica. Aveva detto giusto sua mamma; la fica di Anne Liese fa schiuma e palpita. È rossa, umida e si contrae.
Salgo sul letto; con una mano le apro la fica; con l’altra mano mi prendo il cazzo e tento di infilarlo. Devo fare tutto da solo perchè lei non mi aiuta. Il pelo si intromette e lo sento sul glande. Riprendiamo. Apro la fica scostando il pelo.
Dopo due o tre tentativi riesco... spingo... Lei manda un grido acuto e aspro. Un mugolio, una risatina. Io chiudo gli occhi e monto... monto... Sento gridi, risatine, urli e ondate di piacere che vorrei non finissero mai.
Invece tutto finisce: la sborrata e poi il vuoto, lo sfinimento, la ...
... stanchezza....
Stordito e sfinito mi alzo dal letto e vedo la macchia di sangue sul lenzuolo. Sua mamma aveva detto la verità.
Imbarazzato mi alzo in piedi e incomincio a rivestirmi. Ho appena tirato su i pantaloni quando sento la voce della signora Julia: “Vuole lavarsi? Il bagno è di qua. Vuole un caffé? Uno zabaione?”
Io mi abbottono malamente la camicia e seguo la signora; mi sento imbarazzato e vergognoso.
Ritorniamo in salotto per bere il tè. Io sembro reduce da un combattimento, ansante, sudato, spettinato, col vestito in disordine...
La signora Julia è molto diplomatica e finge di non accorgersene. Parla del tempo, delle stagioni, delle notizie alla radio; fa discorsi generici che non sfiorano quello che è appena successo. Io per togliermi dall’imbarazzo fingo di avere molta fretta, di essere in ritardo.
Mi infilo il cappotto nella saletta. La voce della signora Julia mi arriva inaspettata alle mie spalle: “Grazie, anche a nome di Anne Liese. Adesso la bambina starà calma. Se vuole, venga a trovarla ancora, una volta alla settimana...”
L’ascensore è occupato e scendo cinque piani di scale a piedi. Fuori dall’androne, esco nella via fredda, nebbiosa e cammino pensando a quello che è appena successo. La vita è strana, imprevedibile; tutto è stato molto facile. La mia parte di salvatore di femmine, l’ho fatta.
Traduzione Febbraio 2009
FINE
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