Il cameriere albanese
Data: 25/03/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: chupar
... eccitando parecchio, sopratutto farlo sotto gli occhi della mia famiglia e accendendo la curiosità del cameriere. Quello, guardandoci a distanza, poggiato al bancone, distrattamente si passava spesso la mano sui pettorali, sfiorandosi i capezzoli. Oppure si passava le dita sulle labbra inumidite, fissandomi e forse immaginando il gioco della mia mano. Rozzamente efficace, si afferrò il pacco. Lo guardai estasiato, cercando di mascherare quell’interesse, ma intensificando il mio gioco di mano sull’uccello di mio cognato che, si accostò a me: “Basta o ti sborro in mano.”
Io continuai, presi il fazzoletto con la sinistra, fingendo di mettermelo sulle ginocchia, e invece ci circondai il suo cazzo, che comunque mi riempì la mano di sperma. Quello nascose l’espressione del volto con il suo tovagliolo, fingendo di sudare per il caldo: Caspita! Magari il dolce lo prendiamo fuori?!” Fingendo che mi fosse caduta la forchetta, mi stavo ancora ripulendo la mano sulla tovaglia quando, nel farlo, l’avevo tirata su, facendo ammirare al cameriere la scena. Inutile dire come ci rimase.
Ritornato ancora, si avvicinò e, casualmente, nel servire il bis di pasta, mi sfiorò la schiena per farmi sentire il suo cazzo duro. Tanto bastò perché, sfiorato da quel turgore, provassi un estemporaneo brivido di eccitazione lungo la schiena. Poi se ne andò.
Mio cognato mi fissò quasi con rabbia, non potendo commentare o lamentarsi in pubblico della mia troiaggine.
- “Ci sono i risultati delle ...
... partite. Scusate…Vi spiace se vado di là che c’è il televisore? Tanto il secondo di carne non mi va, lo sapete…"
Mio cognato si affrettó ad aggiungere: "Tra un po' vengo anch'io..."
Invece andai in bagno e il ragazzo mi raggiunse. Si poggiò al lavandino con la schiena – “Vieni, qui. Ho poco tempo.” - e si slacciò i pantaloni. Estrasse un cazzo non molto lungo, ma doppio e pieno di vene, già duro e inumidito per l’eccitazione. Senza esitazioni allungai la mano e lo afferrai, muovendola lentamente. La sinistra si posò sulle palle, massaggiandole delicatamente. Era talmente eccitato che sembravano di marmo.
- “Sei fidanzato?”
- "Sposato. Due figli. Mia moglie sta in Albania.”
Ci chiudemmo la porta alle spalle del bagno riservato ai dipendenti che, purtroppo, non aveva chiave. “Stai attento tu?” - gli chiesi. E lui annuì con la faccia un po’ meravigliata. Forse, credeva che gli avrei fatto solo una sega e, invece, lo volevo in bocca subito, lo volevo assaggiare, gustare. Mi ci misi davanti e cominciai a pomparlo.
Quello mi sollevò la camicia nera e, visto il filo del perizoma che usciva, cominciò ad accarezzarmi il culo: “Sotto sei come le puttane…No! Meglio!”
Sentivo il suo cazzo che mi scopava la bocca. Le sue mani afferravano le mie chiappe ormai libere dai jeans. Improvvisamente sentii dell'altro: una lingua si stava facendo largo nella mia cavità anale. Mi fermai, sorpreso.
“Continua...” - mi disse il cameriere - “Va tutto bene.”
Era un suo collega. ...