1. Un paziente della Dottoressa Angela - Pazzo di mia Madre


    Data: 02/04/2019, Categorie: Incesti Autore: Angela Kavinsky

    ... violenza schiacciò tra le sue cosce. io iniziai a leccare, sentendo sul mio volto i suoi soffici peli della vagina. Li sentivo sulla lingua, così come sentivo quella pelle liscia, umida. Una rientranza viscida, fatta apposta per essere leccata. Piccoli lembi di pelle che fremevano mentre li toccavo con la punta della lingua. Nel frattempo, con i piedi lei mi aveva sorprendentemente abbassato sia i pantaloncini che le mutande. Ora il mio pisello era avvinghiato ai suoi bellissimi piedi, che andavano su e giù, su e giù. Non avevo mai provato quella sensazione. Avere il pisello così duro da sentirlo quasi intorpidito. Non importava con quanta violenza usasse i piedi per masturbarmi, quanto me lo schiacciasse, quanto me lo tirasse. Non sentivo dolore, solo piacere. Me ne stavo lì, inginocchiato davanti a mia madre a leccarle la fica, mentre lei mi faceva una sega con i piedi. Alzai lo sguardo: il tablet non c’era più. Stava con la testa a fissare il soffito. Mi prese la testa con le mani, mi guardò sorridente e iniziò a urlare. «CAZZO SI, OH SI, OH SI!» Il suo bellissimo culo saltava sul divano avanti e indietro. Poi mi prese la testa e me la spinse indietro. Tolse i suoi piedi dal mio cazzo e li alzò, volendo farseli baciare. Ovviamente obbedii. Si alzò in piedi, e io feci lo stesso. Mi tolsi i pantaloncini e le mutande che erano alle mie caviglie, e poi la maglietta. Anche lei si tolse la maglietta. Mi mostrò le sue grosse tette rotonde, ricoperte da qualche neo. Le toccai, ...
    ... anzi, le strizzai. Lei urlò, poi si mise a ridere. «Nessuno ti vorrà mai bene come la tua mamma» e mi abbracciò. Urlai, emettendo un suono gutturale. Era come se il mio cazzo stesse tagliando del soffice burro. Tenendo ancora la mia testa con le mani, mi infilò la lingua in bocca, che quasi rimasi senza respiro. Lei muoveva sinuosa il bacino, con il mio pisello dentro che pareva un cobra ammaestrato, mentre io, goffo com’ero, davo colpi secchi e ritmati, esattamente come martellare un chiodo. Mi bisbigliò all’orecchio: «Sei pronto vero? Lo sento che sei pronto!» «SI, SI SI!» gridai. Con un movimento secco, indietreggiò il culo di almeno mezzo metro, e il mio lungo e grosso pisello uscì. Pareva un pesce, viscido e luccicante. Si sputò sulla mano, si inginocchiò davanti a me e me lo brancò. La violenza con cui la sua mano stringeva e menava il mio cazzo era inaudita; pensavo volesse staccarmelo. Leccò rabbiosa la cappella, e quella fu la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso. Strabuzzai gli occhi. Mi misi le mani nei capelli e gridai: «OOOOH!». Non pensavo che un uomo potesse produrre tanto seme. Il volto di mia madre e il suo petto erano bianchi. Con un dito, fece per togliersene un po' dalla guancia, e poi si succhiò il dito, facendo schioccare la lingua. Mi inginocchiai come lei, le presi il viso tra le mani e cercai di pulirla dallo sperma sulla bocca e sul naso. Utilizzai la mia maglietta. Lei mi ringraziò. Poi la baciai. Con una mano le accarezzai la guancia, con ...
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