Gasp o normodotato?
Data: 11/04/2019,
Categorie:
Etero
Autore: piccololord
... demone del piacere, io godevo. Con un colpo di reni si sfilò da me “Scusa, non ce la faccio più....” e venne rimpiazzata da Jessica che si posizionò carponi. Le entrai nella figa senza tanti preamboli, oramai la mia eccitazione era alle stelle e la sentii gridare “Cazzo...fai piano che mi sfondi....quello non è un uccello è un condor!” Mi fermai per farla respirare poi la cavalcai con dolcezza ma....porcaputtana.....non entrava più di metà, sentivo il suo utero che mi bloccava. Per sua fortuna dopo un paio di colpi iniziai ad eiaculare in modo spropositato. La inondai. Mi sfilai da lei ed il mio nettare tracimò copioso. Samantha sulla poltrona premeva le mani sulla vagina come per alleviare il bruciore, Jessica serrava le gambe quasi come difesa. Io ero interdetto. Non sapevo più che fare, che dire. Avevo scopato due dee, mi rivestii in fretta e con le lacrime agli occhi uscii di casa gettando un ultimo sguardo alle due ragazze che abbracciate si consolavano a vicenda scambiandosi le lingue. Ero affranto. Raggiunsi un piccolo parco e mi sedetti su una panchina al tepore della sera. Pensieroso. La mia era una maledizione che non sapevo come affrontare
“scusa, hai da accendere?” sentii una voce alle mie spalle e sobbalzai.
“non volevo spaventarti...” e rise. Guardai meglio e se Samantha e Jessica erano due strafighe questa invece è stratosferica. Non più giovanissima ma di una bellezza sfacciata. Camicetta leggermente aperta senza reggiseno e gonna poco sopra al ...
... ginocchio. Gambe chilometriche che accavallava con un'eleganza innata mentre si sedeva sulla panchina, Mani ben curate e dita affusolate. Una cascata di capelli sulle spalle e di rughe neanche l'ombra.
“cosa ti preoccupa? Sei un così bel ragazzo, alto, atletico e muscoloso, un bel sorriso. A quest'ora dovresti essere in buona compagnia non da solo su una panchina.” La guardai ed oltre ad essere una splendida creatura aveva uno sguardo rassicurante, dolce, che ispirava fiducia
“penso alla mia disgrazia” rispondo
“ Disgrazia??? dai, racconta, ho tutto il tempo che vuoi, tanta pazienza e mi piace ascoltare”
Non so quale sia stata la molla che mi spinse ad aprire il cuore e come un fiume in piena le raccontai tutto. Mi ascoltava interessata, ogni tanto chiedeva ma ascoltava. La sua mano prese la mia e la strinse incitandomi con brevi strette e dolci sorrisi a continuare il mio racconto. Alla fine esausto chinai il capo, stanco, sereno. Era scesa la notte, nera come la pece.
“adesso mio giovane adone fammi vedere la tua disgrazia”
Come un automa abbassai i pantaloni e gli slip lasciando libero il membro eccitato.
“complimenti, credo che potrei fare qualcosa per te” Mi fece sdraiare sulla panchina e sollevando la gonna si mise a cavalcioni. Non indossava biancheria intima. La sua figa era umida, glabra e le sue grandi labbra gonfie di desiderio. Si chinò a baciarmi e prima che mi rendessi conto puntò la cappella alla porta del piacere fermandosi un attimo. I suoi occhi ...