1. Promiscuità - parte 4


    Data: 15/04/2019, Categorie: Etero Autore: HegelStrikesBack

    ... sai?”
    
    “Quando vi rivedete?”
    
    “Adesso, cioè tra poco… pranziamo all’Aperol”
    
    “Conciato così?”
    
    “Sto andando a cambiarmi”
    
    “Una delle cose più sensate che ti abbia sentito dire. Sembra che tu abbia rovistato un bidone della Caritas in San Babila e puzzi di avanzo di pubblico di un programma televisivo di Michele Santoro”
    
    “Una spia del KGB insomma”
    
    “Peggio, una versione metrosexual di Peppone. Modernità, Pierluigi. Modernità! Scappo, vado a brunchare all’Armani/Bamboo”
    
    “Aspetta… da quando puoi permetterti di brunchare, si dice? all’Armani/Bamboo”
    
    “Da quando non pago io. Comunque vengo dopo mi devi raccontare tutto, saluta la signora Guido che ci sta spiando da dietro la porta.
    
    L’HO SENTITA SIGNORA MUOVERSI! SIA PIÙ SILENZIOSA LA PROSSIMA VOLTA CHE SI FA I FATTI NOSTRI”
    
    Muoio dal ridere nel pianerottolo tra il quarto e il quinto piano.
    
    Un veloce cambio d’abito e come dice un detto milanese “Na lavada, na sugada… la para manca adoperata” (una lavata, un’asciugata e non sembra neanche usata).
    
    Con qualche minuto di ritardo, Giorgia fa l’ingresso nello spazio aperto della terrazza. 
La grazia della sua femminilità è esaltata da un vestitino primaverile con la gonna a palloncino. Gli occhi da bambina spaurita la rendono ancora più appetitosa mentre con l’aria persa da uscita di scuola mi cerca tra i milanesi che ammazzano l’ora di pranzo del sabato.
    
    Faccio un piccolo cenno della mano e un sorriso si fa strada sul viso come la luce ...
    ... dell’alba.
    
    Si siede, si scusa e sorride. 
E ogni volta che sorride io m’innamoro di lei e della sua bellezza disarmante.
    
    Ieri sera è stato un amarcord dei nostri anni passati, forse più vuoti ma anche i migliori; oggi, invece, durante il pasto bilanciato accompagnato dallo spritz, come recita formale il menù, parliamo del presente, di chi siamo diventati.
    
    Di lei so molte cose da un punto di vista professionale, lei invece di me non sa nulla.
    
    “E così ce l’hai fatta a scrivere per vivere… bravo, io te l’ho sempre detto”
    
    “Già, è stata una strada più che in salita ma è stata la più bella avventura della mia vita”
    
    Sto per allungare la mia mano sulla sua quando il mio iPhone si mette a fare la papera.
    
    Lei ride divertita da questa suoneria inaspettata, io mi scuso per non averlo messo in silenzioso.
    
    È Nico e io, indispettito per la foto, gli chiudo la chiamata. Neanche il tempo di diventare bisex e sono già agli atteggiamenti da checca isterica. Andiamo bene.
    
    Riprendo da dove avevamo interrotto ovvero dal mio atavico bisogno di intrecciare le mie dita con le sue.
Bisogno che, peraltro, anche lei ricambia con evidente stato di necessità.
    
    Ci concediamo due passi per Milano, come due pigri turisti, corredati da un po’ di shopping e la voglia di stare insieme di quando avevamo quindici anni.
    
    E la stessa voglia di fare l’amore che avevamo allora. 
E dal Duomo a casa mia sono sei fermate con la linea gialla.
    
    Saliamo le scale ridendo, perchè alla fine ci si mette meno ...