Villaggio di houer capitolo 4
Data: 15/10/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi, Fonte: Annunci69
... – mi disse la signora madre con un sorriso appena abbozzato, ma già era tanto per lei che mi sembrò di vivere una favola – Adesso però preparati. Tuo padre ha dovuto sbrigare degli affari inderogabili, ma adesso è arrivato. Non facciamolo aspettare.”
Il mondo mi crollò addosso, il miracolo non c’era stato. Una sequenza di eventi si era preso gioco della mia ingenuità. L’ora era arrivata ed io adesso non mi sentivo più preparato, rimasi attonito e pietrificato.
La signora madre si avviò alla porta, ma accortasi che non la seguivo si voltò e ripetette con un mezzo sorriso: “Mark, dai, svelto, non fare aspettare tuo padre.”
“Signora madre – s’intromise Joshua – un attimo, solo una attimo, andate avanti, Mark verrà subito.”
La signora madre ci guardò severamente, ma poi rispose: “Va bene, ma svelti.
Vostro padre non ama i contrattempi.”
Joshua mi prese la mano con la sua mano e avvicinò la bocca al mio orecchio.
“Se potessi, andrei io al posto tuo, ma non penso che sia possibile. Ricordati che io sono con te. Sii coraggioso e, comunque vada, ti amo.”
Annuii e avvicinai la mia bocca alla sua, ma lui, fortunatamente, l’allontanò perché io, giuro, l’avrei baciata.
Feci due respiri lunghi e gli risposi: “Adesso vado, altrimenti il signor padre si arrabbia.
Stammi vicino.”
“Come se fossi accanto a te.”
Le sorelline accanto al fuoco smisero di giocare; avevano intuito che era l’ora di una punizione e il loro viso si angosciò. Compresero anche che ...
... stavolta toccava a me si accostarono mestamente a Joshua contando sulla sua protezione. Il mio amato le accolse tra le sue braccia e le confortò:
“Non abbiate paura, Mark è forte.”
Anuii e nel farlo mi forzai un sorriso. Poi lasciai il soggiorno e i miei fratelli alle spalle, percorsi il corridoio, ma ad ogni passo mi sembrava che mi venisse a mancare il respiro. Mi ritrovai la porta dello studio davanti al naso, sollevai la mano per bussare, ma mi sembrò pesare come un macigno. Deglutii più volte e bussai deciso.
“Avanti!”
Aprii la porta, varcai l’uscio e richiusi. Presi un respiro e dissi:
“Buonasera signor padre.”
Egli stava seduto alla sua scrivania, immerso nei suoi documenti di lavoro, la signora madre invece stava in piedi al centro della stanza come in attesa. Mi apparve più vecchia con quel vestito nero fino alle caviglie e le calze nere sotto, i capelli grigi avvolti malamente sulla nuca. Accanto a lei, sul tavolino da scacchi, al posto della scacchiera, la boccia di vetro per i clisteri già piena di liquido e un vasetto con qualcosa dentro color giallo. Poco distante al tavolino una sedia imbottita con una stoffa di velluto rosso.
“Faccio presto” quasi si scusò il signor padre come se io avessi fretta. Che si prendesse tutto il tempo, tutta la vita.
“Che sbadata, ho dimenticato di prendere la verga - disse la signora madre – vado a prenderla.”
Ella si avviò, ma fu fermata dalla voce del signor padre:
“Vai tu, Mark, sai dove sono le ...