Villaggio di houer capitolo 4
Data: 15/10/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi, Fonte: Annunci69
... stretto e in pochi attimi a spingermi in giù i pantaloni fino alle caviglie. Non ebbi più dubbi. Avrei saggiato la verga senza la protezione dei pantaloni come invece succedeva a scuola ai miei compagni.
“No, signora madre – la pregai – lasciatemi i pantaloni, per favore.”
La signora madre, nell’udirmi mi lanciò uno sguardo trucido mentre alle spalle mi giunsero le parole del signor padre.
“Mark – mi chiamò e immediatamente girai la testa verso di lui - il dolore delle vergate che riceverai sono nulla in confronto al dolore che esse provocheranno al cuore mio e a quello di tua madre.”
Cosa potevo fare e dire?
Nulla se non pregare: “Gesù, aiutami tu.”
Annuii e nel mentre sentii le mani gelide della signora madre che si insinuavano furtivamente ai lati delle mie mutande abbassandole impietosamente, lasciando penzoloni il mio organo da adulto e in vista la peluria del mio pube adolescenziale. Riportai di scatto la testa in avanti con rabbia e lanciai il mio sguardo offeso verso i suoi occhi gelidi. Un sussulto di orgoglio mi attraversò il corpo e la mente, ma anche un sentimento di odio inusitato. Ella rimase colpita dal mio sguardo fermo e cattivo, ne avvertii l’insicurezza dal tremito della sua bocca e dall’abbassarsi degli occhi che ne seguì. Non ebbe più il coraggio di guardarmi in faccia per tutto il tempo che ne seguì. Ella proseguì l’espletamento delle operazioni come da regole ben prefissate, ma senza la solita imperturbabilità, qualcosa l’aveva ...
... scalfita.
Ero pronto per l’esecuzione. Denudato nelle mie intimità e, per quanto alla vista solo del signor padre e della signora madre, fui pervaso da un sentimento di gogna. Mi apparve eccessivo quel trattamento, quella nudità non necessaria se non con l’obiettivo di farmi vergognare.
Ero comunque pronto, potevo ora offrire il mio sedere al morso famelico della verga. La signora madre, con le mani prese il mio braccio sinistro e mi fece girare intorno alle sue cosce, quindi con un semplice: “Giù!”, mi invitò a calarmi su di lei. Piegai il corpo in avanti e adagiai la pancia ed il busto sulle sue gambe, ma lei mi chiese, solo a gesti, di salir più su fino a quando il mio membro non si ritrovò nel vuoto tra le sue cosce, con la punta a toccare le sue vesti, le mie mani a poggiare a terra da una parte e le gambe a rimanere sollevate dall’altra con le caviglie strette dalle mutande e dai pantaloni intorno ad esse arrotolati.
Mancava pochissimo alla prima vergata e la mia mente sembrava annebbiarsi e abbattersi; ebbi la sensazione e la paura che il coraggio mi venisse a mancare e che il pianto ritornasse a vincere, ma in mio soccorso ritornarono le parole di Joshua: “Sii coraggioso, io ti amo e sarò con te.”
Ero stato bravo prima, quando ero riuscito a guardare gli occhi della signora madre mostrandole con contegno e orgoglio la mia rabbia e volevo continuare ad esserlo, ma avevo bisogno di aiuto. Lo trovai nel riportare alla mente le immagini nitide, e non ombrate dal buio ...