La pecora nera
Data: 11/05/2019,
Categorie:
Incesti
Autore: rococo
Sono cresciuto male. Ultimo di tre figli e distanziato di più di dieci anni da mia sorella maggiore e da mio fratello grande, coccolato dalla mamma solo nei primissimi anni, poi abbastanza trascurato dai genitori, mi sentivo incompreso e reagivo male, indisciplinato e scontroso, poco incline agli studi, insofferente per la condizione di marginalità nella quale mi sentivo.La cosa risaltava ancora di più perché, mentre io mi manifestavo come ragazzo irrequieto e inconcludente, contemporaneamente i miei fratelli sembravano figli modello: Marisa si era laureata in farmacia e già lavorava in città, presto si sarebbe sposata; Mauro studiava ingegneria con profitto e prometteva di diventare presto un gran professionista.Io, Luca, stavo ultimando con molta fatica il liceo scientifico, ma non mostravo alcun interesse per lo studio, mi assentavo spesso da scuola e i professori si lamentavano della mia abulìa con i miei genitori, ormai rassegnati a considerarmi un figlio malnato, sul quale c�era poco da sperare e da investire.Nella mia tranquilla famiglia piccolo-borghese io ero per l�appunto la pecora nera. Del resto, a me quel quadretto familiare non piaceva, con due fratelli inappuntabili, perfettini, e due genitori preoccupati solo dell�apparenza e del buon nome, che quasi mi nascondevano agli occhi del mondo. Estraneo in casa quale ero o almeno mi sentivo, io li ripagavo con un provocatorio atteggiamento di menefreghismo e di strafottenza; ma al tempo stesso li guardavo ...
... impietosamente, mettendo a nudo soprattutto le loro ipocrisie ed i loro vizi.Mio padre Enrico era impiegato di banca, lavorava molto e guadagnava bene. 55 anni, brizzolato, sempre ben vestito, da perfetto piccolo borghese curava molto le maniere esteriori e si sforzava sempre di darsi un contegno superiore. Ma non mi dava l�impressione di tenere in particolare considerazione mia madre, con la quale lo sentivo spesso polemizzare ed imprecare. Stava quasi sempre fuori casa, nei giorni di riposo non la degnava di un sorriso e restava quasi sempre stravaccato in poltrona a guardare la televisione. Aveva sicuramente distrazioni extrafamiliari. Io non ne avevo prove dirette, ma i miei amici mi sfottevano di continuo alludendo a sue relazioni con le colleghe d�ufficio.Mia madre Luciana era impiegata comunale frustrata, senza stimoli, e questa condizione l�aveva portata a trascurarsi come donna. Non aveva più di 50 anni, ma la trasandatezza le aveva appesantito il corpo e il viso e la faceva apparire più vecchia della sua età. Per di più, una certa sguaiatezza dei modi e del parlare la rendeva per nulla attraente, nonostante un personale di tutto rispetto: 1.70 di altezza, capelli neri e folti, un petto robusto e prominente (una quinta di reggiseno), un bacino sodo ancorchè allargato dalla incipiente cellulite, due gambe carnose con i polpacci pronunciati. Con un adeguato make up, abbigliata per bene, non sarebbe stata da buttare, anzi.E, difatti, con mia somma sorpresa, d�un tratto aveva ...