1. Il tassista e la ragazza da sogno


    Data: 17/05/2019, Categorie: Etero Autore: Zindo

    Il locale non era eccessivamente grande e nessuno dei tre presenti pensava di aprire la porta per qualche minuto e far rinnovare l'aria ormai pregna di fumo e di aliti che puzzavano di alcol. Poco prima della partenza del treno locale quasi tutti gli avventori, per lo più pendolari in ripartenza a fine giornata di lavoro, erano andati via, ma i loro aliti puzzolenti erano rimasti lì, dentro il bar dello sport che di sportivo aveva solo il nome sull'insegna e la copia del giorno della “Gazzetta dello sport”.
    
    Faceva troppo freddo fuori. La neve del giorno precedente era gelata durante la notte, quando il cielo si era rasserenato per qualche ora. Circa a metà pomeriggio aveva ripreso a nevicare e la neve attecchiva facilmente sul fondo in parte ancora ghiacciato o ben liscio dove erano passati gli spazzaneve. Tutta la piazza si stava ricoprendo di nuovo con una coltre bianca e a grandi falde la neve scendeva ancora, fitta, e ricopriva in fretta le tracce lasciate dai pochi mezzi che transitavano .
    
    Aldo, il barista, fingeva di ascoltare Tommaso detto Tommy, in realtà approfittando dell'assenza di clientela stava occupandosi della pulizia sommaria del bancone e di sistemare bicchieri e tazzine sporche nella lavastoviglie.
    
    Tommy come sempre parlava della sua situazione, ripetendo sempre le stesse cose che nessuno ormai ascoltava più, per giustificare il suo stazionare quasi perennemente dentro il locale: era stato buttato fuori casa dalla moglie. Tutti sapevano il perché ...
    ... ma lui non l'aveva mai detto, calcava la mano sui difetti di lei. Infatti stava dicendo: “...Tu pensa che io non l'ho mai chiamata per nome, quando l'ho conosciuta la chiamavo Amore; dopo che l'avevo sposata ed ho visto che solo l'amore sapeva fare bene e nient'altro, non cucinava, non puliva, non faceva un cazzo, l'ho chiamata A Cosa; adesso che m'ha sbattuto fuori di casa la chiamo A Stronza...”
    
    Aldo puliva il bancone.
    
    L'unico altro presente nel locale, Fabio, non sentiva Tommy, non guardava Aldo che lavorava, non leggeva la Gazzetta che stava in bella vista sul tavolo, con le pagine pinzettate; sorseggiava la china calda che si era appena fatto servire guardando all'esterno, la dove il suo taxi era in attesa di clienti, improbabili prima di una mezz'ora, quando sarebbe arrivato l'espresso da Milano alla stazione ferroviaria, sul lato opposto della piazza.
    
    Se non ci fosse stato tanto freddo avrebbe atteso dentro la vettura, anche per poter rispondere ad eventuali chiamate sulla radio taxi, ma con tutta quella neve aveva sentito il bisogno di qualcosa di caldo: la China, appunto.
    
    Fabio in quei momenti, nonostante la sua età giovanile, poco più che trentenne, stava facendo mentalmente una specie di bilancio della sua vita. Non tanto per tirare le somme ma per valutare le ultime scelte, incerto se rivederle o meno; scelte coraggiose secondo alcuni punti di vista, non il suo però.
    
    Si fa presto a dire a chi sbaglia di redimersi ma oltre il dirlo, di solito come ...
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