1. La disperazione del mister p.2


    Data: 28/05/2019, Categorie: Sentimentali Autore: Lucido De Lirio, Fonte: EroticiRacconti

    La prima parte: https://www.eroticiracconti.it/racconto/39926 Mi chiamo Lucio, quarantatré anni, e sono l’allenatore di una squadra di calcetto femminile, “Le Conigliette”. Dieci giovani ragazze carine e disinibite. Vinto un torneo propongono di organizzare una cena insieme. Qualche giorno dopo, infatti, Elisa mi telefonò e mi diede appuntamento presso un ristorante. Arrivai e la trovai fuori, sola. Mi colpì il suo look. Indossava anfibi senza lacci, un tubino nero senza spalline, cortissimo ed aderente, ma la cosa più sconvolgente erano i capelli. Si era rasata completamente il cranio, lasciando solo una stretta cresta di capelli neri e ritti. - ciao. E le altre? Sono in ritardo? - no, le altre non ci sono. Scusami ma ti ho ingannato. Volevo stare con te e ho inventato questo pretesto. Perdonami. Se ti senti preso in giro e vuoi andartene, ti capisco. Ho sbagliato. Nel frattempo però eravamo già dentro. Ci sedemmo. - va bene, dai. Non fa niente. Potevi dirmelo, lo avrei preferito, ma va bene lo stesso. - perdonata? - perdonata. Ma che hai fatto in testa? - ti piace? L’ho fatto per te. - per me? - sì, so che sei un ammiratore di Hamsik e ho adottato il suo taglio di capelli. - sei pazza. Io apprezzo Hamsik come calciatore, mica mi piace per i capelli. - mi è sembrato carino. Un omaggio per te. - Ti sei conciata così per me … - e non è tutto. Guarda qui. Mi fece alzare ed andare verso di lei. Restando seduta aprì le gambe e alzò il vestito fino a scoprire tutta la coscia ...
    ... destra. Ci aveva fatto tatuare il mio nome, su, in alto, vicino all’inguine. Sbalordii. - il mio nome? Senza chiedermi niente? - sul mio corpo ci faccio scrivere quel che mi va. Non ho bisogno del permesso. - ma farsi tatuare un nome presuppone che ci sia un legame. - o un ricordo … o un sogno … dipende da te. - in che senso dipende da me? - nel senso che io mi sto offrendo. Se mi vuoi, prendimi. Se dopo cena mi saluti, amici e stop: resterà un sogno. Se mi vorrai solo per stanotte, domattina arrivederci e grazie: resterà un ricordo. Se mi vuoi tenere finché ti va, sarà il legame, il segno della mia appartenenza. In ogni caso io ti sarò grata. Diretta, decisa e sempre guardandomi fisso negli occhi. Qualche secondo e poi le risposi: - ho fame. - ordiniamo? - no, non in quel senso. Adesso ho fame di te. - andiamo via? - sembrerebbe brutto … - prendiamo una cosa veloce? Due antipasti, un po’ di vino e via? - sì, facciamo così. Mentre mangiavamo le chiesi - sai che inizialmente ti vedevo molto “mascolina”? - beh, è un luogo comune che molte calciatrici lo siano. - luogo comune, quindi? - luogo comune, mezza verità. Mi pare si dica così. - boh. Mai sentito. Comunque? - comunque che? - infine cosa sei? - secondo te? Ti aiuto: ho organizzato tutta questa trappola, mi sono conciata così, mi sono tatuata il tuo nome … mi sto offrendo a te senza condizioni … - donna, decisamente. Ma non so … resto con un’ombra di dubbio … - ok. Te lo dico. Non sono attratta dalle donne, ma neanche provo ...
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