La disperazione del mister p.2
Data: 28/05/2019,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Lucido De Lirio
... gradire e ricambiò. Dopo un po’ dai baci e carezze passammo a gesti più profondi fatti da lingue e mani che frugavano, ci donammo a lungo questi piaceri, poi ci sentimmo carichi e pronti. Le salii sopra e la penetrai. Un flash. Un ricordo improvviso. Elisa che una mattina canticchiava e io che la deridevo perché cantava i Negramaro: “… attento che mi uccidi in questa stanza …” Solo che in un loop ripeteva sempre questa frase, come un vecchio disco in vinile maldestramente graffiato. E il suo sorriso si spegneva sempre più fino a diventare una triste smorfia. - NOOOOOOO! Urlai e balzai in piedi. Michela trasalì, spaventata. - cos’è stato? - niente, scusami, niente … devo andare in bagno. Andai in bagno, mi guardai allo specchio e mi maledissi. Misi le mani sul viso e piansi. Dopo mezz’ora venne a cercarmi e mi trovò seduto sulla tazza col volto ancora tra le mani. - ho capito, Lucio. Scusami. - no, non scusarti. È colpa mia. È solo colpa mia. - forse è ancora troppo presto. - forse. - magari facciamo passare ancora un po’ di tempo. - magari. - proviamo tra qualche settimana? - proviamo. - o meglio un mese? - o meglio … Era un dialogo completamente privo di senso. Si arrese. - è meglio che vada. Chiamerò un taxi. Non ci sentimmo né vedemmo più. Chi invece mi diede veramente una mano a reagire fu mia figlia Lara. Rimase sinceramente dispiaciuta. Non sapeva di Elisa, non gliene avevo parlato, non ne avevo avuto neanche il tempo, o forse il coraggio. - ho vergogna persino a ...
... dirtelo. Mi ero messo con una ragazza addirittura più giovane di te. Se mi giudichi male, hai tutte la ragioni, me lo merito. - chi sono io per giudicarti? Io non esisterei se tanti anni fa una matura signora non avesse avuto una storia con un ragazzo. Quanti anni avevi? - diciannove, quasi venti. - E mia madre? - quarantaquattro. - vedi? Lara viveva sola da cinque anni, da quando aveva saputo di essere mia figlia. Quando la madre ci rivelò tutto, lei disse subito che avrebbe lasciato la casa. Le offrii di venire a stare con me, ma rifiutò. Voleva stare sola, equidistante. Pretese dai suoi (benestanti) un appartamento ed un assegno mensile per studiare e vivere dignitosamente. Spiriti liberi entrambi, ci sentivamo e vedevamo saltuariamente. Dopo il tragico evento divenne più assidua, volle stare molto più tempo con me, forse anche per la preoccupazione che io potessi lasciarmi andare ad un gesto insano. Gesto insano che in realtà stavo pianificando e avevo ormai quasi definito. Ma non contro di me. Volevo andare sotto casa dell’assassino, aspettarlo e pestarlo a morte. Lara, candidamente mi disarmò con la più banale delle argomentazioni - e questo ti ridarà Elisa? O la farà riposare meglio? Finalmente potei parlarle molto e conoscerla meglio. La confidenza che già si era subito instaurata tra noi crebbe e affrontammo argomenti fino allora mai discussi. - come va adesso con tua madre e suo marito? - normale. All’inizio li ho odiati. Volevo fargli pagare caro il torto che mi avevano ...