1. La disperazione del mister p.2


    Data: 28/05/2019, Categorie: Sentimentali Autore: Lucido De Lirio

    ... Sarebbero venuti i genitori, i parenti e tanta altra gente che non conoscevo e di cui non m’importava niente. E magari sarei stato anche additato e guardato male. Neanche di questo in realtà me ne fregava granché. Non ci andai perché volevo piangere da solo. Ci andarono le ragazze, poi vennero tutte a casa. Non le feci entrare, non le volevo. - andate via! - ti prego, mister. Apri. - lasciatemi solo, voglio piangere solo. - piangiamo insieme, ti prego, non lasciarci fuori. Alla fine cedetti. Fu straziante. Solo Beatrice sapeva del nostro rapporto. L’unica con cui Elisa si era confidata. Qualcuna aveva sospettato. Cercarono di consolarmi ma non le sentivo nemmeno. Mi sembrò di udire che progettavano di intitolare la squadra a lei o organizzare un memorial. In realtà poi seppi che sciolsero la squadra. Non aveva senso. Niente aveva più senso. Michela, una riserva, una sempre poco considerata, mi abbracciò con forza e mi prese in disparte. - mister … - non chiamarmi così, non lo sono più … - Lucio, io sono single. Non fraintendere, non voglio essere indelicata, ho fatto tante volte la riserva di Elisa, ma adesso solo pensarlo sarebbe un insulto alla sua memoria. Voglio solo aiutarti. Quando vorrai un’amica, per piangere, per parlare, per qualsiasi cosa, che sia anche pulirti casa o cucinare, o semplicemente un po’ di compagnia, conta su di me. Chiamami. Me lo prometti? - non lo so, vedremo. Grazie comunque, grazie Michela. Non la chiamai. Fu lei a venirmi a trovare giorni dopo. ...
    ... Mi vergognai di come era ridotta la casa e di come ero ridotto io. Mi scusai per non averla chiamata. Prese lei l’iniziativa: - adesso basta, Lucio, non puoi stare così. Ti faccio una proposta. Stasera resto qui da te a dormire e domani mattina ti pulisco la casa. Chiarisco. Solo a dormire. Non voglio forzarti a fare cose che non vuoi. Mi va bene anche il divano. Mi scossi. - no, dai. Possiamo anche dormire nel letto. Almeno parleremo. Io dormo pochissimo ormai. Spero anzi di non tenerti troppo sveglia. Cenammo con quello che avevo in casa e poi andammo a letto. Per necessità dormimmo nudi. Io non avevo più roba pulita, lei non aveva portato niente con sé. Restammo tranquilli a parlare per un bel po’. Si avvicinò e mi carezzò il petto. Rimasi immobile, deglutii un paio di volte, il tempo di cercare le parole adatte: - non me la sento, Michela, perdonami. Non sono nello stato d’animo adatto. - capisco. Scusami. Presi la sua mano per allontanarla, ma poi la feci scivolare in basso, fino ad incontrare un’improvvisa e indesiderata erezione. Ecco la parte irrazionale di me che, come sempre, prendeva il sopravvento. Ecco il mio eterno conflitto tra volontà e istinto che regolarmente vedeva vincere quest’ultimo. Eccomi a gradire la sua mano che mi carezzava il membro e poi la sua bocca che aiutava e sostituiva la mano. Ecco il mio flebile tentativo di autocontrollo che si sgretolava. L’abbracciai, mi inebriai del suo calore, del suo odore. Ero eccitato e la stuzzicai. Lei mostrò di ...
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