Il figlio sterile
Data: 21/10/2017,
Categorie:
Etero
Incesti
Autore: Guzzon59, Fonte: RaccontiMilu
... conto è pensare un peccato, un conto è commetterlo.Che fare? Accettare? Mi sentivo in stringere in una morsa infernale.Il giorno seguente chiamai Debora, con il cuore che batteva a mille e i sensi alterati dalla forte emozione, le dissi che accettavo la sua proposta, sperando nel perdono divino.Attendevo da lei una risposta, e un programma di massima su come doveva accadere.Le chiesi se era possibile evitare qualsiasi situazione imbarazzante, soprattutto di mantenere una atteggiamento razionale e un distacco emotivo, di porre in essere tutti quegli accorgimenti che evitassero una situazione imbarazzante.Accettai nella consapevolezza della difficoltà a rispettare quei limiti, considerando che erano le nostre intimità a congiungersi e promettendo a me stesso di non valicarli.La sera stessa il mio cellulare suonò. Era Debora. Come un ladro beccato in flagrante, guardai mia moglie che mi fissava incuriosita.�Bè! Non rispondi?�Certamente! E� quel rompiballe di Luigi!Fu la prima volta che mentivo a Carla. Mi precipitai in giardino, con il cuore pulsante, come un adolescente che trepidava in attesa di un appuntamento con la sua amata.�Pronto? Debora?�Si papà! Domani mattina dovresti venire qui! Massimo è via tutto il giorno! Sono nel periodo fecondo! Papà mi raccomando! stasera evita di farlo con la mamma! Lo sperma deve essere ricco di spermatozooo!�Va bene tesoro! A domani!Quella frase suonava come una condanna a morte.Debora non tradiva alcun�emozione. La sua determinazione era ...
... sorprendente.Si stava dimostrando una donna forte, che esprimeva una volontà ferrea, senza indugi.Nelle sue parole non coglievo il benché minimo imbarazzo, nonostante si stesse preparando a tradire la fiducia di suo marito.Forse lo scopo insito in quel gesto l�aveva resa coraggiosa, ritenendolo nobile e giusto. Sembrava una sorta di moderna eroina, una Giovanna D�Arco che si immolava per il bene del suo grande amore, offrendosi in sacrificio.O forse ero io che stavo cercando una giustificazione alla mia turpe azione, per renderla meno grave alla mia anima e lenire quel senso di colpa che mi stava pesando come una montagna.La mattina seguente, verso le dieci circa, mi presentai a casa di mio figlio. La porta si aprì e apparve Debora. Indossava un accappatoio di spugna, corto, che le lasciava scoperte le gambe, robuste ed affusolate. Ben disegnate dalle caviglie e alle ginocchia.�Buongiorno papà!�Ciao Debora!Aveva difficoltà a guardarmi negli occhi.In un silenzio totale si udirono gli scatti della serratura che si chiudeva, due suoni secchi in rapida successione.Poi, senza proferire parole, mi fece segno di seguirla nella camera da letto.Giunta davanti al letto si aprì l�accappatoio e lo sfilò adagiandolo sul bordo.Appena la vidi nuda provai un senso di vertigini. I lungi capelli rossi arrivavano a metà schiena, appena sotto si intravedeva un culo, borioso e rotondo, che si esaltava in tutta la sua conturbante bellezza.L�incavo dello scoscio, tra cui si intravedevano le labbra ...