Una brutta avventura
Data: 20/06/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad
Rollo non era propriamente il suo nome: in realtà lui si chiamava Roberto Pomiciollo, ma per tutti era Rollo, un po’ per affetto, un po’ per il suo cognome francamente imbarazzante. Aveva ventinove anni, non era male tutto sommato, né di fisico né di volto, anzi lo giudicano tutti un tipo simpatico e non erano state poche le volte che avevano cercato di agganciarlo, uomini e donne.
Ma Rollo aveva un grosso problema personale: era un pedofilo, gli piacevano i ragazzini; oddio, non proprio quelli ini ini, che gli facevano anche un po’ senso: la sua passione erano i ragazzi sui quattordici/quindici anni, quando esprimevano, come aveva detto al giudice quella volta che lo avevano arrestato, i frutti maturi dell’infanzia e le primizie dell’adolescenza.
Una volta, infatti, lo avevano beccato in un gabinetto pubblico con l’uccello fuori e una mano infilata nella patta della sua vittima, un ragazzino sui tredici anni che aveva l’aria tutt’altro che sconvolta… ma si sa: la legge e legge, e visto che era giovane e incensurato, Rollo se l’era cavata con un mese di servizi sociali e la non menzione. Acqua passata.
Lungi dal rieducarsi, da allora si era fatto però molto più attento e non colpiva la preda, se non quando si sentiva assolutamente sicuro. Quel pomeriggio, Rollo si stava godendo il bel sole di quella tarda primavera su una panchina del parco. Ora che un pedofilo andasse a godersi il sole su una panchina del parco e che per ingannare il tempo facesse qualche ...
... giochino sul suo tablet, non ci sarebbe nulla di male: fino a prova contraria, anche i pedofili sono persone come tutti e hanno il diritto di godersi un pomeriggio al sole, giocando sul tablet.
La cosa strana era che avesse scelto una panchina appartata vicino ai gabinetti pubblici, ingresso: UOMINI, dove il sole si vedeva forse un po’ d’inverno, quando gli alberi sono spogli. Ma questi sono dettagli: ognuno ha il diritto di sedersi al parco dove vuole. Un’altra cosa strana a chi lo avesse osservato da vicino era che in realtà il gioco era fermo e gli occhi di Rollo scansionavano in continuazione la realtà circostante per un angolo di almeno 200 gradi, se non di più, visto che a volte trovava qualche pretesto di lanciarsi anche un’occhiata dietro le spalle.
Ok, ok, ammettiamolo pure senza infingimenti e senza falsi moralismi: Rollo quel pomeriggio si era appostato per una battuta di caccia.
Purtroppo finora era stata una giornata fiacca: ragazzi che svegliassero i suoi istinti predatori non se n’erano visti, a parte un paio accompagnati dal genitore, o chissà chi, fin sulla porta del cesso e poi ripresi in consegna appena usciti. Il guaio, però, era che la tensione dell’attesa aveva accumulato in lui un notevole livello di libidine, che adesso in qualche modo doveva sfogare.
Stava progettando di andar via, tornare a casa e farsi una sega con qualche filmettino illegalmente detenuto, quando scorse un ragazzino che si avvicinava da solo all’ingresso UOMINI del gabinetto. ...