1. Il giudizio di paride - 3, il più bello fra gli umani


    Data: 01/07/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    La storia dice che qualche tempo dopo, stanco di menare vita solitaria fra i monti, oltre che di continuare a intagliare ramoscelli di una certa grandezza e in una certa forma, Paride decise di scendere in città, vendere le sue barbute caprette e cercarsi una nuova occupazione.
    
    Per una serie di eventi fortuiti, trovò impiego come sguattero in una taverna del porto e lì un viaggiatore, dopo aver sentito la sua storia, riconobbe nel giovane il figlio del re di Troia, che si era deciso di esporre alle belve feroci per via di un’infausta predizione. Ricondotto a Palazzo, il Re Priamo e la Regina Ecuba erano rimasti così ammaliati dalla sua bellezza e dalla sua grazia, che lo abbracciarono e lo riaccolsero, dimenticando ogni antico timore.
    
    Reintegrato nei suoi onori e nelle sue prerogative principesche, Paride non aveva perso tempo e nel volgere di pochi mesi si era fatto spazzolare il fondoschiena da tutti i militi della guarnigione di Palazzo. Nello stesso tempo, però, si era dedicato con foga alle attività ginniche, diventando in breve uno dei migliori atleti che la città potesse vantare.
    
    Tanto era cresciuta la fama della sua bellezza e della sua bravura, che quando ci fu bisogno di mandare un’ambasceria nelle terre lontane d’occidente, nessuno ebbe dubbi che Paride fosse la persona più indicata a rappresentare Troia. Il principe prese il mare in una calda mattina di primavera sotto i migliori auspici. E il viaggio, infatti, procedette rapido e sicuro, da sembrare che ...
    ... perfino i venti si fossero invaghiti del bellissimo Paride, tanto continuarono a soffiare leggeri e costanti, spingendo la nave senza scosse e tenendola lontana da bufere e fortunali.
    
    Liberi dalle incombenze di remare, i giovani dell’equipaggio passavano le giornate esponendo bramosi i corpi nudi alla calda carezza del sole e agli spruzzi frizzantini delle tiepide onde, o tuffandosi nelle acque del mare azzurro e giocando a gara con i delfini. In effetti, il loro unico impegno era il mantenimento della nave e… beh, l’intrattenimento a turno del giovane principe, le cui voglie nulla valeva ad estinguere.
    
    Erano in navigazione da diverse settimane, ormai, e le provviste a bordo iniziarono necessariamente ad esaurirsi: il pane brulicava di larve e l’acqua era melmosa nel fondo dei barili. Bisognava approvvigionarsi a tutti i costi, non appena si fosse profilato un approdo favorevole.
    
    Alla fine arrivarono in vista di una baia accogliente, anche se in lontananza si stagliava minacciosa una cittadella. L’incertezza era grande, ma bisognava rischiare. Così, si diressero a riva e tirarono in secca la nave sulla spiaggia; poi, mentre gli altri rimanevano a guardia di essa, Paride si avviò da solo verso la cittadella, recando le insegne della pace sacra.
    
    Introdotto a Palazzo, ad attenderlo nel grande megaron trovò la regina, già informata dell’arrivo di un forestiero.
    
    “Sono Elena di Sparta, regina di questa terra. – disse altezzosa – il mio sposo Menelao è fuori a caccia ...
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