Sinti
Data: 03/07/2019,
Categorie:
Etero
Autore: rasss
... glie lo dicevo, in ascensore, con il cazzo duro e le palle dolenti, le tirai giù la maglia e iniziai a ciucciarle le tette. Erano ancora più grandi di quello che sembravano. Strabordavano dalle mani.
Si girò di scatto, e dalla borsa che aveva tirò fuori un anal plug di discrete dimensioni. Mentre lo leccava oscenamente mi chiese di tenerle le chiappe allargate e di insalivarle bene e in profondità il buco del culo.
Lei si chinò in avanti, io mi abbassai e feci come aveva detto. Sentivo l’odore della sua figa bagnata mischiarsi a quello del suo culo e al sudore. Mi scansò il viso e si infilò il plug nel culo.
Mi guardò e disse con malizia: “lo preparo per dopo”. Notai che il plug non aveva incontrato la minima resistenza mentre le scivolava dentro. Vedendo la mia faccia inebetita, mi disse “si, mi piace prenderlo nel culo! E allora!?”.
È sveglia la troia!
“Ne hai presi molti?”, chiesi oramai con il cervello lesso e lo sguardo incollato al suo mandolino perfetto. Attese un attimo. Poi disse “da tutti quelli del mio accampamento; mi chiamano Alexuta la troia, che nella lingua tzigana vuol dire la gran troia. Ecco perché odio il mio nome”.
Anche se, da come si comportava e dalla brama di cazzo che aveva, pensai che non avessero tutti i torti ad appellarla in quel modo, la sua risposta mi fece completamente impazzire. Appena usciti dall’ascensore, la feci inginocchiare sui gradini del mio pianerottolo e le infilai il mio cazzo nella fica. Era umida e bollente. ...
... Mentre spingevo e mi ritraevo mi venne in mente che la stavo fottendo senza preservativo, ma non me ne importava nulla; ora il mio cazzo era un tutt’uno con la sua figa.
Mentre la scopavo, con le mani le accarezzavo i fianchi, la pancia, il seno, il collo. A lei doveva piacere quello che provava perché protendeva il culo verso di me tenendo le gambe ben larghe affinché le mie penetrazioni potessero raggiungerla in profondità.
Il mio cazzo si mise a pulsare e le palle diventarono dure. Era l’evidente segnale che stavo per venire. Quando stavo per togliermi, con voce flebile e impastata, quasi biascicante per il piacere, mi disse: “ti prego vieni dentro, fidati di me, non toglierti, ti voglio sentire fino alla fine”. Non so cosa mi passò per la testa, ma sospesi ogni raziocinio, e le inondai la figa di sborra, grugnendo ad ogni fiotto che scaricavo. Con il mio cazzo ancora dentro sentivo la figa riempirsi e diventare sempre più morbida e viscida. La avevo riempita fino a colmarla. Lei godeva con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, ansimando piano.
Era di una bellezza mozzafiato.
Entrammo in casa e mentre stavo ancora chiudendo la porta, si spogliò completamente. La figa colava di sborra, ma lei parve non farci caso. Mi chiese dove era il bagno – mentre io guardavo estasiato il suo corpo perfetto - e si lanciò sotto la doccia.
Pensai che sarebbe stato bello scoparla anche mentre si lavava, ma poi me ne andai e la lasciai fare con comodo
Quando tornò da me, ...