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Forse o Falso
Data: 06/07/2019, Categorie: Incesti Autore: senzaidentità
... un giorno in biblioteca l’altra me leggeva che Wilde disse -Il più grande dei poeti è in realtà la più infima di tutte le creature- e la bibliotecaria si voltò di colpo a guardare la sua faccia all’improvviso simile ad un palazzo con trentasei lustrini di madreperla per finestre. Le aveva fatto un effetto brioso quell’aforisma.) “Non la tediare, lascia ste storie.” Questa era la voce di Luisa ma veniva da lontano e la cercai con le dita del timpano, per acciuffarla nell’angolo dal quale si rovesciava. Giungendo alla fonte la trovai immersa in un iridato bagno di raggi alcolici, era tutta discinta. La camicia verde acqua aperta sul petto e la gonna risalita al confine inguinale. Francisco (il figlio adottivo) e la cugina stavano chini coi nasi sul suo petto a commentare la riuscita dell’operazione, non so se per l’alcool o per la compressione della mia vescica o se per quella scena, ebbi un conato. -Ma che cazzo- mi dicevo- può essere che in questa famiglia non ci si comporti mai normalmente?- Avrei capito se fossimo state tra donne ma non eravamo tra donne e lei lo sapeva e la comparsata a petto nudo mi fece doppiamente schifo. Considerai, non sufficientemente ebbra da cantarglielo sul muso, che la medicina l’aveva fregata. Il suo aspetto da troia era peggiorato parecchio con quelle due colline di silicone. Alle sue spalle i piatti sporchi si litigavano lo spazio sul comò e minacciavano di frantumarsi a terra se non li avessimo portati subito in cucina, il divano s’era ...
... sollevato di mezzo metro e scintillava contro l’astro del primo pomeriggio, le due vistose cicatrici rosse ed erte sotto le tettone della Luisa prendevano forma di serpenti corallo e strisciavano via da lei. Cercai di scacciare una coccinella che s’inerpicava sull’orlo del mio bicchiere, lo zio mi rise appresso. Quel servizio con i coleotteri finti sul bordo non c’è più, Luisa se lo è venduto tempo dopo. Consumati circa altri venti minuti, zio e Francisco erano rotolati sul letto matrimoniale, sulla testiera stranamente era apparso un nido completo di uova e rondine. Anche questa cosa mi manca a pensarci, tutti gli strabilianti mobili di quella casa che valevano qualcosa sono stati venduti dalla pazza zia. L’altra donna bivaccava sul divano, io sprovvista di un posto in cui smaltire la sbornia con una bella ora di sonno scomparvi e riapparvi più volte dalla porta finestra che separava il rosso degli interni dalla verde azzurra realtà esterna del giardino. Qui di colpo ricordo tutto. Il senso di pienezza dello stomaco e la bella fusione del sapore di sigaretta con quella sensazione, aspirata ed espirata ad anelli argentei con la spalla mollemente abbandonata al cornicione della porta finestra e le urla di uno strambo uccello angelico. Il pulsare delle tempie e il caldo tremendo in contrapposizione con la freddezza della tasca interna del mio spolverino di pelle marrone. Quando era ubriaca quell’altra me, sentiva sempre le dita fredde a contatto col raso interno di quella tasca ...