1. Forse o Falso


    Data: 06/07/2019, Categorie: Incesti Autore: senzaidentità

    ... gonna per sfilarla da sopra e io sudo, il suo interno coscia è incollato ai miei fianchi, sogno quel tubo verde in giardino. Magari aprirlo e lavarmici un attimo. Vedo scaglie d’abbronzatura che si staccano da me e da lei, questa vipera fa la muta. Manca mezz’ora al tramonto. Chiudo gli occhi, le sue dita mi stringono i capezzoli dentro alla camicia. “Esci di lì!” Dico decisamente in un misto di incredulità per quel che accade e confusione fruttata. Lei fa ciò che chiedo ma mi chiede se allora posso io toccare io le sue tette ma senza stringere perché la ferita è fresca. Io? Io le abbranco, le strizzo, le estirpo. Se ti piaceva mio padre, puttana, può essere solo perché ti piace il dolore. I suoi occhi si sbarrano e pare che si sforzi di tener chiusa la bocca ma le è faticoso farcela. Se venisse mio zio? Dov’è? Ma pure se viene magari guarda e se lo mena e gode. Questa è una famiglia di schifosi. Non riesco ad abbandonare il suo seno falso, la vista del suo culo che si accentua in una forma di cuore nel riflesso della finestra, cerca di distendere le gambe mentre mi bacia ma non ce la fa. La sua lingua mi segue l’onda di un ricciolo che ho sull’orecchio, da sempre, per quanto io lo tagli torna. Uguale, ricresce. La sua eccitazione digrada, la sento, calda e schiumosa mi striscia sui pantaloni. Per pochi secondi infilo due dita a sentir la consistenza dell’ostrica che ha tra le gambe, geme, s’affanna, trema. Abbaia parole sottovoce, è una cagna si vede, del resto le piace ...
    ... fare così. Mio padre diceva di continuo questa parola e sarà per questo che io ogni volta che la ascolto adesso ne ricavo un’eccitazione invadente e serafica. Si dice che i corpi dei figli assorbano i comportamenti dei genitori, almeno i peggiori. Sobbalzo, forse le dispiace, stava per venire. (Falso. Voleva qualcos’altro.) Ha una luce acciaio scuro negli occhi che in genere ha verdi, mi passa sulla faccia e ho l’impressione che mi tagli, ma lei voleva baciarmi? Intendeva davvero fare quello che capisco? Panna e miele, ecco cosa sono le nostre ombre riflesse nel pomeriggio trasparente, lei che dice che ci avrebbe scommesso che sono lesbica ma non scommette su qualcos’altro e l’uccellino di ceramica che abita la tastiera del letto allunga il collo, sembra voglia ascoltare. La coccinella sul bordo del calice cammina di nuovo, io salto, qualcosa mi ha strisciato accanto all’orecchio. Forse. No, falso. Si è trattato d’una freccia di ombra che ha tagliato il candore del cuscino e le sue unghie mi stanno tagliando la nuca, scelgo un’altra edizione di diplomazia. “Zia, che cazzo vuoi?” Sono eccitata? O almeno, l’altra me lo era? Forse ma solo perché quello rappresentò uno dei primi, primissimi contatti con il corpo di un’altra persona e allora era certamente una strada insidiosa, per me che non sapevo niente affatto cosa mi piacesse poi peggio che per chiunque. Perché che fossi lesbica ne era assolutamente sicura lei, io no. Mi disse in un orecchio con quell’alito al Lambrusco che di ...