1. Azteca Bar


    Data: 09/07/2019, Categorie: Etero Dominazione / BDSM Altro, Autore: Scipione, Fonte: RaccontiMilu

    ... raggiunto un significato di ricompensa. Non solo. Era come tornare ragazzino, quando le coetanee guardavano i ragazzi più adulti ed io lì ad accusare e dispiacermi per non poter farle mie. Ora era il mio turno, ora era tutto molto più semplice e chiaro. Non soffrirò mai per te, non mi serve più il tuo stupido amore, è infantile, non so cosa farmene. Volevo farmela senza rispetto e in fretta. Non avevo tempo per lei. Giusto quello per venirle addosso e poi svanire senza lasciar traccia, come l’effetto dell’anestetico. Si presentava nella mia macchina con il camice ancora addosso e le mutandine in tasca. Le lasciava sul sedile apposta perché voleva che le tenessi io, che le lavassi e riportassi la volta successiva. Segnava il territorio come una cagna. Si dava tutta. Io avevo la testa altrove, anche quando la vedevo stringere i denti mentre glielo infilavo dietro e mi guardava con quell’aria da ragazzina che vuole far vedere di essere già cresciuta. Chissà che cosa pensasse veramente di me. Me lo sono chiesto una volta. Che cosa potesse capire della mia persona e perché mai fosse pronta a fare di se stessa solo il mio passatempo post otturazione. “Vuoi far la grande?” ripetevo in testa tra me e me, “ e allora da grande si soffre, bella” continuando a spingere il mio cazzo più in fondo che potevo.Lei invece era più vecchia di me di qualche anno, viveva con un inglese da diverso tempo ormai e avevo capito che con lui a letto le cose non andavano poi tanto bene. Non erano mai ...
    ... andate bene. Soprattutto era il letto che non le piaceva, ma questo si palesò solo nei mesi che seguirono. Il suo compagno era un uomo in gamba, affidabile, onesto. Lo avevo conosciuto nel periodo in cui io già possedevo la sua donna. Non scopavamo ancora ma provavo vergogna. Ero dispiaciuto in fondo, almeno quanto la cosa mi piacesse per contro. Forse era un po’ rigido come tutti gli inglesi, con poca fantasia e a dir di lei un po’ incline a fare sesso con misura, a viverlo quasi con pudore. L’idea che mi ero fatto io invece era tutt’altra e sotto sotto potevo anche capirlo, l’inglese.Una sera, in occasione della festa di saluto per un collega che lasciava il lavoro, ci eravamo ritrovati un po’ tutti in un locale a Hoxton Square. Io ero da solo, lei con il suo compagno. Che triste spettacolo deve essere stato per lui. Vedere come la sua donna voltasse gli occhi per seguire ogni mio passaggio. Quei brevi istanti in cui mi avvicinavo per scambiare due parole, la mia presenza lo metteva in imbarazzo, misurava la sua impotenza davanti a qualcosa che non poteva capire. E che sottile piacere invece era per me, sapere che avrei potuto scoparla anche lì tra la gente, sui tavolini, nel cesso, in pista, dappertutto. E lei…lei moriva dall’invidia. Invidia, certo. Non gelosia.Nel vedermi fare il filo ad una ragazza indiana con la pelle olivastra, mi aveva infine seguito nel bagno per spiarmi, magari sperando o forse pensando di poter assistere mentre me la facevo. Invidiava la mia libertà ...