1. Silvia


    Data: 11/07/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Gianni_Doe, Fonte: RaccontiMilu

    Sono le 22:47 quando mando a Silvia un messaggio: "Perdonami Gioia ma davvero non ho potuto far prima... temo tu sia già a casa...". Eh già, mi risponde praticamente dopo un minuto: "Tesoro non posso tirare oltre perch&egrave le mie amiche stanno tornando a casa, fa nulla dai... abbiamo domani per rifarci.". Eh già, perch&egrave da quella volta nel mio studio, coi miei rientrati in casa, eravamo riusciti ad averci con una certa regolarità solo per delle sveltine mattutine o dei fugaci rapporti in macchina, rubati alla sua quotidianeità. Non che non fossimo appagati, quella mezz'oretta al giorno due tre volte a settimana riuscivamo a ritagliarla. Ma per chi come noi s'era avuto con quella intensità all'inizio, accontentarsi era un po' difficile.Mi aveva chiesto con candore solo due giorni prima: "Tesoro quanto vorrei che mi sorprendessi un giorno di questi, con qualche tuo giochino porco... come la segretaria, ricordi?". Le avevo sorriso. Avevamo di poco finito di averci furiosamente nel bagno della mia camera appena erano andati via i miei. "Mi a che ne abbiamo proprio bisogno, sai?" alludendo ad un bel pomeriggio o serata o meglio, nottata assieme. "io da venerdì sera a sabato mattina sono sola tesoro... accompagna la bambina alle gare... se siamo discreti vieni da me una notte...". Ci penso su, la bacio, annuisco. "Ci organizziamo... e che idea hai?" - Non voglio sapere nulla, io... pensa a tutto tu... sorprendimi, ti riesce così bene...". La guardo malizioso: "Vuoi ...
    ... giocare come quel giorno?" - "Voglio giocare come vorrai tu...". Chiudemmo lì la discussione, dovevo scappare. Il giorno fatidico, di venerdì, chiusi lo studio con un certo anticipo. I collaboratori rimasero a spicciare alcune incombenze ma a livello di lavoro vero e proprio avevamo decisamente finito. Silvia mi chiese in mattinata se avevo pensato a qualcosa. Le dissi che ero molto molto molto impegnato a lavoro e che mi sarei fatto sentire. Tenni alta la tensione fino alle 19:30 quando le dissi che sarei stato trattenuto da una riunione importante e le dissi di uscire tranquilla con le sue amiche... "Appena libero ti chiamo Gioia...". Invece non feci altro che tornare a casa, indossare una tuta nera, con un cappuccio, tornare in città, pacheggiare ad una certa distanza da casa sua e incamminarmi tra le strade del suo quartiere muovendomi in modo anonimo fino a casa sua. Il condominio dove abitava, giardino enorme a servizio di due palazzine da cinque piani, aveva un cancello sempre aperto che immetteva nell'ala garage, al piano interrato. Eravamo d'accordo che mi avrebbe squillato ad ogni cambiamento di programma, di modo che potessi chiamarla e decidere, eventualmente fingere una emergenza e raggiungerla. In realtà serviva ad altro quello squillo. A sapee quando sarebbe stata sulla via del ritorno. Quando mi arrivò lo squillo attesi, scesi lungo la rampa di discesa sicuro che le finestre che davano sulla zona fossero chiuse o spente. Mi mossi verso il suo garage che conoscevo - ...
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