1. "E dire che ti odiavo" parte 4


    Data: 21/07/2019, Categorie: Etero Autore: Isabella91, Fonte: EroticiRacconti

    ... chiese. Parlai a raffica per l’imbarazzo. Gli raccontai dell’infermiera fanatica religiosa che tutti prendevano per il culo, del chirurgo che prima di ogni intervento seguiva il rito bizzarro di fare due saltelli in sala. Riccardo rideva. Una risata composta, però, una risata che manteneva ancora chiari i nostri ruoli. Lui il mio mentore, io la sua allieva. Guardai l’orologio a muro. Erano le due. “Domani faccio un’altra mattina”, mi disse. Scattai in piedi. “Sei matto? Vado via allora. Perché non me l’hai detto subito?”. Sorrise ancora. “Non ti sto cacciando. Non ti ho nemmeno fatto vedere la casa”. Presi la borsa, la giacca sotto il braccio, e mi diressi nel corridoio, da dove lui mi illustrò le stanze. Arrivammo alla camera da letto. Restai sul ciglio della porta. “Che bella, è grandissima”, commentai. “Grazie per la birra. Adesso vado”. Mi voltai. Lui mi era accanto. “Adesso vai?”, ripeté. Non ebbi il tempo di rispondere. Mi afferrò con un braccio e mi spinse contro l’armadio, violentemente. Sobbalzai, annebbiata. La borsa e la giacca mi caddero a terra. Mi baciò. Un bacio cattivo, famelico. Si fece strada con la lingua tra le mie labbra, mi morse la carne. Mi piantò una mano sul collo e strinse. Con l’altra mi abbassò i pantaloni con un gesto rapido. Si inginocchiò. Mi sentii tremare mentre con la testa si insinuava tra le mie gambe, che dischiusi per istinto. Affondai le mani tra i suoi riccioli ed iniziai a tirare forte. La sua lingua bollente scorreva sul mio intimo ...
    ... con voracità. Sembrava assaporarne ogni fattezza. Poi alzò lo sguardo. Leccava e mi guardava, quasi con sfida. Fece scorrere due dita sulle piccole labbra, che scivolarono con facilità per gli umori e per la saliva. “Da quanto lo aspettavi?”, mi disse con voce ferma. “Da troppo”, ammisi con affanno. Si rialzò in piedi. Mi infilò dentro quelle due dita con un colpo deciso, tenendomi sempre stretto il collo. Iniziò a scuoterle con forza. Sentivo che mi sarei accasciata a terra dal piacere, se non mi avesse sorretto lui con tale fermezza. “Volevi questo”, continuò. “Volevi le mie dita dentro la fica?”. Annuii con gli occhi bassi. Si sbottonò i jeans, restò con i boxer. Allungai una mano. Tastai il suo cazzo da sopra la stoffa. Era caldo e turgido, lo sentivo. Mi alzò la maglietta, liberandomi il seno. Lo osservò. Mi leccò prima le areole e si concentrò poi sui capezzoli, succhiandoli con forza, mordendoli. Io gemevo. “Che belle tette. Piccole e sode”, mi disse, sfilandosi i boxer. “Prendilo in mano, adesso”, mi ordinò. Eseguii. Iniziai a scorrere sull’asta, lentamente, liberando il glande dalla pelle. Lui sospirava forte, emetteva suoni sordi e grevi dalla gola. “Prendilo in bocca”, sussurrò ad occhi chiusi. “E prima svestiti”. Mi sfilai del tutto la maglia e i pantaloni. Rimani nuda. Mi inginocchiai sul pavimento freddo. Risposi all’ordine ed iniziai. Lo sentivo caldo a contatto con le mie guance, scivoloso, perfetto. Lo leccai piano. Ascoltai il suo piacere mentre mi teneva per ...