1. "E dire che ti odiavo" parte 4


    Data: 21/07/2019, Categorie: Etero Autore: Isabella91, Fonte: EroticiRacconti

    ... i capelli. “Fino in fondo”, mi ordinò. Mi accompagnò la testa con forza, spingendosi il cazzo nella mia gola. Credetti di non riuscire più a respirare. Mi liberò. Mi stese sul letto, mi fece divaricare di poco le gambe. Poi andò verso l’armadio e lo sentii armeggiare nella penombra. “Chiudi gli occhi”, mi disse. Sentii un lembo di tessuto cingermi il volto, coprendomi la visuale. Ero sempre stata una maniaca del controllo. Questo gesto mi mise in allarme, Riccardo lo percepì. “Rilassati”. Con una mano scorse tra le mie gambe. La intinse delicatamente. “Tu vuoi vedere, controllare tutto. E ancora non sai quanto ti piaccia il contrario. Senti qui”, e mi passò le dita bagnate sul viso e sulla bocca. Sussultai. Lo sentii allontanarsi, udii dei rumori. L’attesa fu straziante. Con quello che immagino fosse un foulard, poi mi legò le braccia al bordo del letto. Era un nodo morbido, a tal punto da permettermi di scioglierlo, se avessi voluto. Sapevo che l’avesse fatto volontariamente. Scese di nuovo con la testa tra le mie gambe. La sua lingua si muoveva velocemente, insieme al calore del suo fiato, e sembrava non volersi fermare. Ansimavo forte, abbandonata nonostante la benda, fino a quando non sentii qualcosa di fresco e ruvido scorrere sulla mia carne più intima. Riccardo sfregava quell’oggetto lungo le labbra, insistendo sul clitoride, con una pressione perfetta. Non sapere che cosa fosse mi faceva ...
    ... quasi impazzire. “Quanto ti piace”, sospirò piano. Continuò ancora, per poi offrirmi in pasto le sue dita, facendosele arricchire di saliva, ed infilarmele dentro, piegandole ad uncino. Sentivo il piacere pronto ad esplodere, incontrollato. Riccardo lo capì, continuò a tormentarmi con le dita, ma più lentamente, e con l’altra mano fece risalire l’oggetto misterioso lungo il mio corpo, insistendo sui capezzoli duri, fino ad arrivare alla bocca. “Aprila, mordi e mastica”, mi ordinò. Mi irrigidii, confusa dal conflitto tra le mie percezioni e la mania di controllo. Obbedii. Quell’oggetto che sentivo sulla lingua era intriso dei miei umori. Riccardo voleva che mi assaggiassi, lo sapevo. Morsi un pezzo ed iniziai a masticare per coglierne l’identità. Del succo mi colò sulle labbra. “Brava”, mi sentii dire, mentre inghiottivo il boccone. Era una fragola. Una grossa fragola matura che mi aveva dato piacere. Lo sentii accanto alla mia testa. “Tieni la bocca aperta”. Vi infilò dentro il cazzo ed iniziò letteralmente a scoparmi la cavità orale. Non lo vedevo, ovviamente, ma lo sentivo pienamente. Il buio stava amplificando le mie sensazioni. Mi sentivo piena, senza respiro. “Succhiamelo, ancora”. Poi si staccò. Sentii un rumore simile a carta. Sapevo che si stesse infilando il preservativo. L’idea mi destabilizzò dal desiderio. “Pensi di reggere, tu?”, mi disse con tono di scherno. “Non ho neanche iniziato”. 
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