A - p - o - c - a - l - i - s - s - e - atto primo - l'inferno dei viventi
Data: 28/07/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL
... mentre prima di appartarsi riprendeva il mio viso stanco e irriconoscibilmente burlato dai tanti fiotti di sborra. Quella sborra. Quella sborra era talvolta così densa da emanare un forte miasma. Impugnava il suo telefonino di ultima generazione e di tanto in tanto mi chiedeva di mostrargli la lingua. Ma io non era di quello che avevo bisogno. Sarebbe bastato poco, quasi niente. Avrei voluto per i miei quarant’anni una notte intima tra i monti. Mi fu venduta la convinzione che tutto questo mi sarebbe piaciuto. Ma era a lui che tutto questo piaceva. Io non osavo dirgli di no, sicuro che col mio negarmi, io lo avrei perduto.
Fece di quanto aizzava la sua goliardica libìdo un regalo per il suo compagno, per poi trarre per sé un cospicuo compenso, per tutto il lavoro di una minuziosa ricerca. Uomini forti, sposati e non, brutali e taurini, forse pagati, e richiamati a casa da ogni dove per soddisfare le sue e le mie supposte voglie. Uomini verso i quali da sempre nutriva un debole e al cospetto dei quali io non c’entravo proprio nulla per stazza, per intelletto o modi di fare. Uomini forti, taurini, da scegliere con cura nelle notti trascorse davanti al computer mente di là io spegnevo a poco a poco tutte le luci delle mie speranze, in lenzuola solitarie, svaporanti di bianco e in attesa di lungo sogno dove magari incontrarlo.
Le cronache della sera prima mi attanagliavano. Lui si faceva largo tra gli sconosciuti. Con una mano scansava gli altri racchiusi attorno a me e ...
... con l’altra riprendeva estasiato col telefonino tutta la bruttura del mio volto cosparso di sperma. “Ti piace amore? Ti stiamo facendo la festa” mi ripeteva. “Aprimi la bocca, così, da bravo. Fuori la lingua” e la lingua mia io estraevo tra filamenti densi di materia umana. “Amore, dovresti guardarti, sembra yogurt. Ma non è yogurt, è sborra”.
Le sue parole aizzarono ancora di più l’eccitazione dei maschi. Uno di loro sopraggiunse alle sue spalle che prese ad abbracciarlo tastandogli il ventre. Lui si voltò all’indietro verso l'altro e con il telefonino ormai distratto si perse nel furore di un bacio animale. Quelle mani estranee, calate dalle sue ascelle, scesero in basso ed uno ad uno sbottonarono la patta, dalla quale fuoriuscì la minchia marmorea del mio amato.
Poi si rivoltò verso di me e con le dita spalmò il cavo caldo della mia bocca, mentre l’altro leccava la sua nuca, infojato nel volerlo scopare.
Riky, il mio uomo, o quello che mi restò di lui, fece largo con le sue due dita attorno al cavo della mia bocca per poi affondarvi il membro. Pulì nel mentre le sue dita sul colletto della mia camicia aperta. Polpastrelli e nocche. L’ingresso del di lui fallo, abbuffò le mie fauci e ne costrinse la fuoriuscita di liquido in giacenza in uno spurgo orale per infissione in gola. Liquido in giacenza, disperso in etere per ingresso del suo fallo e recatomi in gola dagli altri del branco... e tanto fu lo strazio di quell’ingombro carnoso del mio lui, che per farvi posto, ...