1. A - p - o - c - a - l - i - s - s - e - atto primo - l'inferno dei viventi


    Data: 28/07/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL

    ... sessuale già delineata nel Girone della M.
    
    Profilo sicuro, nerboruto, baffuto e fumante di sigaro. Quanti di voi concederebbero le proprie grazie per un tale così. Si voltò, “cosa fai la giù, è troppo presto. Il primo treno è alle 5… Dai, sali, morirai dal freddo stando li fuori”.
    
    Esitai per un attimo. Ma poi feci il giro del furgone e salii.
    
    Accese subito l’aria condizionata.
    
    “So chi sei e so da chi e da cosa scappi” mi pronunciò guardando in un punto fermo dinnanzi a sè.
    
    Senza guardarmi sollevò il braccio e lo portò sulle mie spalle fino a raggiungere il mio braccio a lui più distante. Lentamente mi trasse a sé. Infreddolito, esitante, senza proferir parola sentii la sua pressione che mi diresse nei pressi del suo petto. Seguitava a non fissarmi. Sul parabrezza scivolavano le acque di tutto il mondo.
    
    Rimasi muto cedendo al calore umano di quelle dite distese a rovistarmi i capelli. Appoggiai la mano sulla sua coscia e mi abbandonai al petto. Baciò i miei capelli e per la prima volta tra i miei calzoni sentii smovere le nuove albe del mio sesso.
    
    Intravidi il suo che al cospetto del mio risultò ben più prominente nonostante i jeans. Allora osai e con il mio pollice e l’indice presi a tastargli morbidamente la base del glande. Pulsava.
    
    Pulsava come la carne ultima che urla prepotente la vita, prima dell'offesa di una lama. Come quella carne ora muta, ciondolante senza più vita e capoversa immobile nell’abitacolo buio alle nostre spalle.
    
    Fu in ...
    ... quell’attimo che io sentii le sue labbra posarsi sui ciuffi miei bagnati. Fu in quell’attimo che reclinai il capo ad inseguire le sue di labbra. Sotto quel riparo liquido dilagò il calore di un bacio tra maschi.
    
    Poi si ritrasse e poi prese nuovamente a guardar fisso verso quel fisso punto oltre il dilavare del parabrezza.
    
    “Avessi casa libera ti terrei nel mio letto. Ma io sono un uomo sposato e mia moglie tornerebbe su da un momento all’altro. Lavora in città e non ha mai un orario fisso per il rientro”.
    
    Non dissi nulla. Mi limitai a guardarlo mentre egli seguitava a guardar fisso oltre il parabrezza. Si voltò e il bacio riprese. Montai su di lui che si arrese ai miei baci mentre le sue mani s’infilarono sotto la mia felpa, a contarmi una per una le vertebre della mia schiena. Reclinò il sedile ed io mi abbandonai su di lui lasciando che le sue mani spogliassero le mie natiche dai calzoni.
    
    Le mani si posarono sulle mie natiche e dolcemente le dita scrutarono la valle vergine dove la peluria del mio bosco proteggeva il mio ingresso mai violato. Le nostre barbe si fusero nell’umido di un bacio ardente. Le mani sue stirarono le mie natiche e l’indice, insieme al suo medio, lambirono le soglie del cratere fino a danzarci attorno, e a tentare – nel bacio – l’affondo mio divenuto umido.
    
    Il mio fallo diviso dal suo dal cotone delle mie mutande e dai suoi calzoni di tela prese a strusciarvici contro. Nello strofinio io inarcavo la schiena e favorivo sempre di più la ...