A - p - o - c - a - l - i - s - s - e - atto primo - l'inferno dei viventi
Data: 28/07/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL
... dovetti ingoiare le secrezioni testicolari di chi lo aveva testè preceduto.
“Amore che calda sta bocca, che bello fotterla con la sborra di tutti questi maschi”. Fu per me l’appagamento del suo cazzo, che dei suoi baci ormai avevo perduto ogni ricordo.
Poi lo estrasse, ritirandosi nel bacio avvolgente del terzo e tra me e la sua cappella, l’unico legame possibile fu la lunga bava pendente di saliva e di sborra altrui. Poi il cordone si ruppe e attorno a me si chiuse il sipario oltre cui lo vidi scomparire. Sipario di corpi, che con fare goliardico dei camerati, tornarono a darsi turno presso la mia bocca.
“Ma ora tutto questo è passato” – mi sussurravo – “basta pensare, è ora di agire” e così tornai a me e presi a discendere la scarpata sotto la pioggia. Varcai il ponte di pietra, il ponte del Diavolo come dicevan da queste parti. Mi fermai a metà dell’arco e sotto la pioggia, gettai lo sguardo sulla rabbiosa corsa del torrente rigonfio.
Varcai il torrente e corsi costeggiando il muro del vecchio cimitero. Da lì alle prime case. Corsi radente ai muri e discesi per le scalinate di pietra udendo nello scroscio il sommesso latrare dei cani nei pantani.
Ecco. Ecco di fronte a me la stazione. Sulla bacheca il primo treno. Mancavano solo cinque ore alla mia liberazione. Cosa fare… Dalla valle spirava il vento dei ghiacciai disceso dai monti come quel gonfio corso d’acqua lasciato nella sua rabbia sotto il ponte del Diavolo.
Attendere, non potei far altro.
Mi ...
... accucciai sotto la pensilina infreddolito e cercai di scaldare le mie mani umide...
Ecco che nel silenzio offeso solo dallo scrosciare della pioggia udii il motore di un mezzo. Un furgone bianco. Venne incontro, fece inversione attorno all’aiuola e prese ad andar via.
Abbassai lo sguardo e ripresi a soffiare sulle mie mani. Ecco però che i miei occhi si sollevarono di nuovo. Le luci bianche di quel furgone si accesero come occhi sotto la pioggia per percorrere una breve retromarcia. Preso dal timore, allora mi alzai dal ciglio del cordolo ma vidi spegnersi i fari della retro. La marmitta fumava e dal finestrino, la giù al fondo del piccolo viale vidi sbucare un braccio, facendomi cenno di avanzare…
Lentamente mi voltai a destra, poi a sinistra. Lentamente mi alzai puntando dritto verso di me. Alzai lentamente il cappuccio della felpa.. il primo passo… il secondo… avanzai… a passo lento, sicuro però.
Nel tratto di strada non badai alla pioggia, alle pozze, a tutto quello scrosciare… e mi avvicinavo lentamente a quel furgone spento ma fumante di marmitta. A pochi passi dal mezzo gettai uno sguardo nel finestroni del suo posteriore. Nell’abitacolo occulto, pendevano le costole straziate di bovi agganciati a binari d’acciaio. Animali muti di cessate sofferenze, ridotti a carne e costole, infissi tra i tendini di arti capoversi.
Avanzai sul fianco. E raggiunsi quel finestrino.
Lo riconobbi.
Ai lettori meno distratti ricorderemo il macellaio del paese, figura ...