I silenzi di Luca
Data: 17/08/2019,
Categorie:
Incesti
Autore: Edipo
... che mi infilò delle manette ai polsi. "Siete in arresto: cosa volevate fare con quel bambino? Siete una zozza pervertita". "Ma era un nano" risposi. "Un nano!" e l'uomo barbuto scoppiò a ridere, poi tutti risero e gridavano: "Un nano, un nano!". "Sì, è un nano, non è un bambino" urlai e mi svegliai. La sera era fresca. Uscii a prendere un pò d'aria, sentivo una strana sensazione che non sapevo spiegare. Mi allontanai da casa e percorsi la stretta via che un centinaio di metri dopo finiva nella strada principale. Qui, all'angolo, c'era una vecchia casa che tanti anni prima era stata una specie di osteria. Rimaneva appeso al muro, chissà come, un cartello rosso che reclamizzava un bitter. Sotto, una panchina di pietra, altro ricordo dei tempi andati, quando gli avventori del locale prendevano il fresco tra un bicchiere e l'altro. La via era deserta ma sulla panchina era seduto qualcuno. "Luca! Che fai qui?", dissi al ragazzo che si girò di soprassalto. "Ciao, Melania. Prendo un pò d'aria", rispose. La casa della madre era dal lato opposto del paese, evidentemente aveva bisogno di molta aria. Mi sedetti accanto a lui. "Perchè non sei venuto da noi?" "Stavo un pò così, mi sono messo a pensare e ..." "E' inutile pensare sempre ai problemi se non si possono risolvere, ci si fa solo male, non credi?". Gli appoggiai una mano su una spalla. "C'è qualcosa che non va?" "No, non credo". "Dovresti svegliati un pò, conoscere delle ragazze. Sei bello. Perchè mi guardi così, non te l'ha mai ...
... detto nessuno?" "No, io non sopporto la mia faccia". "Addirittura, ma se sei così bellino. E anche maleducato". "Perchè? Che ho fatto?" "Me lo chiedi? Avresti dovuto rispondermi che anch'io sono bella". "Scusa, non c'ho pensato". "Allora?". "Cosa?". "Insomma, sono bella o no?". "Sei molto bella". "Viva la spontaneità. Almeno ti ho fatto ridere, vedi?". Ci alzammo e ci avviammo verso casa mia. Lo presi sottobraccio e provai una strana sensazione al contatto con il suo corpo. Il ragazzo era pulito, la sua pelle emanava un buon odore. Tremavo quasi quando gli dissi:"Me lo dai un bacio?". Lo strinsi a me e lo baciai sulle labbra, prima in modo delicato, poi con impeto sempre maggiore, fino a infilargli la lingua in bocca. Tenendolo stretto potevo sentire le reazioni del suo corpo, capire di essere desiderata. Lo presi per mano dicendogli:"Vieni". La mia casa aveva un secondo ingresso: una scala esterna portava al piano superiore. Salimmo e io, sempre tenendolo per mano, con l'altra tirai fuori la chiave per aprire la porta. Entrammo in un ingresso buio e aprii la porta di una piccola stanza con un letto a una piazza a mezzo, una specie di camera per gli ospiti, quasi mai usata. Mia madre era al piano inferiore, dal lato opposto della casa, non c'era pericolo che ci sentisse. "Non accendiamo la luce", dissi, e tornai a baciarlo. Era tanto tempo che non toccavo un uomo, la tensione si sciolse mentre le mie mani esploravano il corpo di mio cugino, liberandolo dei vestiti. Nel giro ...