1. Dalia - cap. 14: nel vortice della depravazione


    Data: 20/08/2019, Categorie: Tradimenti Autore: DonEladio

    ... necessità: dal sistemare il rubinetto che perdeva, al cambiare la lampadina fulminata, al dare una sistemata al giardino, non ho mai avuto la casa perfettamente in ordine come in quel periodo! Trascorrevano la mattinata in questo modo, poi, verso mezzogiorno, salutavano mia moglie e tornavano dalle rispettive consorti ignare che li credevano al solito bar. Dalia aveva quindi giusto il tempo di mangiare qualcosa, farsi un bagno, cambiarsi e andare a prendere la piccola all’asilo e indossare nuovamente i panni di madre e moglie modello fino a sera, quando, messa a letto Jasmine, mi raccontava tutto per filo e per segno mentre la scopavo con foga.
    
    Questo accadeva tutte le sere, tranne, ovviamente, il venerdì: mio cognato Alfio era stato costretto ad accettare un incarico di lavoro che lo portava a viaggiare all’estero col camion per tutta la settimana, per cui il venerdì sera si presentava carico come mai, sempre in compagnia di qualche collega camionista, a volte gli stessi, a volte nuovi, tanto che cominciai a chiedermi quanto fosse grande la compagnia di trasporti per cui lavorava e quanto ci sarebbe voluto prima che facesse scopare mia moglie da tutti quanti. In ogni caso, i nuovi erano sempre meno, la maggior parte era ormai alla quarta o quinta “presenza”, per cui avevano cominciato più o meno tutti a prendersi una certa confidenza; chi portava le birre, chi un salame, si svaccavano sul mio divano nudi trascinando Dalia per i capelli in ginocchio per farsi spompinare ...
    ... mentre smozzicavano sul pavimento parlando di calcio o politica, mangiavano e bevevano e fottevano mia moglie senza ritegno, senza nessuna premura; tanto erano gentili i vecchietti al mattino, tanto erano rudi i camionisti il venerdì sera: incitati da mio cognato, che continuava a comandare come fosse casa sua e roba sua, trattavano Dalia nel peggiore dei modi, come la più lurida delle prostitute. Presero l’abitudine di legarle le mani dietro la schiena così da impedirle di aiutarsi con le mani quando la scopavano in gola facendola soffocare, le infilavano quei cazzi puzzolenti e nauseabondi in bocca fino alle palle e le bloccavano la testa con una mano mentre con l’altra le tappavano il naso fino a farle mancare il respiro, poi la liberavano e ridevano di gusto nel guardarla recuperare ossigeno sull’orlo dei conati di vomito; gli insulti si sprecavano, si rivolgevano a lei esclusivamente come cagna, troia, baldracca, vacca da monta e qualsiasi ignominia possa venirvi in mente, così come rudi erano i modi: la schiaffeggiavano continuamente sul viso, sulle tette e sul culo, la tiravano per i capelli e le infilavano tre, quattro dita sudicie in bocca, poi le estraevano e le sputavano dentro; Alfio le comprò un plug anale ordinandole di infilarselo nel culo prima che arrivassero e di tenerlo lì fino a ordine contrario: Dalia trascorreva tutta la serata con quel coso tra le chiappe che le veniva sfilato soltanto quando decidevano di divertirsi infilandoci oggetti di varia natura ...
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