La bibliotecaria e il soldato
Data: 28/08/2019,
Categorie:
pulp,
Autore: Tibet
La bibliotecaria e il soldato. 1. Vita dura, restare vedova a ventotto anni e avere un bambino piccolo. La pensione che le danno, come la chiamano? Indennità speciale per i sopravvissuti? E’ da fame. Dovrebbe sfamarsi con il cibo per cani e gatti con quella miseria. Deve muovere il culo quindi, darsi da fare. Intanto oltre al trauma per la perdita ha dovuto combattere una vera battaglia per avere questi quattro soldi, ma lei insiste, fa pressing, minaccia, sta tutto il giorno nel corridoio del ministero a rompere e alla fine qualcosa rimedia. Che stia zitta e non rompa più, in cambio le offrono un posto da bibliotecaria in una grande caserma, contratto annuale da rinnovare, stipendio? Terzo livello ministeriale, quattro soldi proprio dato che deve togliere il costo dell’asilo, la babysitter, l’affitto e quindi poco le rimane, ma meglio di niente. Vivono. Nulla di paragonabile a quando suo marito era in vita, quando arrivava puntuale il bonifico in banca. Non hanno risparmiato, sbagliando, ma tutto sembrava durare per l’eternità. Ma il vero problema nasce dopo… sul lavoro. La bibliotecaria non è una vera bibliotecaria. Non ha gli studi adatti né la cultura, si è solo adattata. Lavora in una grande caserma dove si succedono nel breve periodo centinaia di militari. E’ l’unica donna impiegata così, tutto il resto del personale è composto da uomini, da militari. Uomini affamati di sesso. Lei è una bella donna, bruna, la cosa che più la contraddistingue è il seno. Un grosso seno ...
... che fa nascere mille e mille pensieri di desiderio e presto diventa un’icona, un simbolo. I militari la guardano, la desiderano, la bramano e magari i più intraprendenti tentano un approccio. Lei, seduta alla sua scrivania, li tiene a distanza con un sorriso. Poi la inseriscono nel loro immaginario e si masturbano per lei. Sognano di venire fra quelle tette spettacolari. Oggi il suo problema si fa vivo verso la fine del suo orario. Risponde al telefono. -Vieni nel mio ufficio appena chiudi…- Sospira, sperava di passare senza dover subire le solite forche caudine, ma come ha fatto a cedere? Bastava che lo minacciasse di rendere pubbliche le sue minacce e invece? Ha capitolato per pura stanchezza e dal primo momento è stato tutto un cadere, un precipitare in una situazione assurda, senza uscita. Stupida, se lo ripete mentre raggiunge il suo ufficio dopo la chiusura della biblioteca. Stupida, stupida! Il sottufficiale che fa da segretario la guarda con aria libidinosa, immagina che deve fare nell’ufficio accanto? Si, lo immagina pienamente e magari addirittura origlia. Magari si masturba. Stronzo, segaiolo! La cosa la disturba, ma non più di tanto. Un po’ la eccita. Le fa cenno di entrare. Il suo problema è dietro alla pesante scrivania, un uomo grosso, corpulento. Le fa cenno di girare attorno e lei esegue. -Stasera non posso venire da te, su… vieni… mettiti in ginocchio, tiramelo fuori e fammi un pompino come sai farlo tu e non far cadere neppure una goccia sui pantaloni… Tirati ...