1. Il girasole con le spine - la trappola


    Data: 29/08/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: DemoneDelSilenzio

    ... trattamento. Dana vide almeno dieci di quegli esseri piombare sotto di lei e si rese conto con orrore che i cadaveri dei loro predecessori fornivano un ottimo rialzo per i nuovi venuti. Urlò con quanto fiato aveva in gola quando una mezza dozzina di Senza-morte, calpestando le carcasse al suolo, riuscì ad ergersi fino ad afferrarla. Si sentì strattonare verso terra, verso quell'inferno di ossa, carne putrefatta e denti marci, inerme e disperata. Incominciò a divincolarsi furiosamente, le corde che mordevano la sua pelle in una morsa di acciaio. Inarcò la schiena, tese il collo e si dimenò con violenza per tentare di sfuggire a quella terribile situazione. Sentiva il sangue alla testa cominciare a intorpidire i suoi sensi: ombre scure iniziarono a cingerle i contorni del campo visivo, i suoni si fecero più ovattati e iniziò a non più sentire quel tanfo di carne marcia che pervadeva l'aria come un morbo pestilenziale. Sentì la testa caderle verso il basso, sorretta solo dal collo che per poco non si spezzò per il movimento. Mentre perdeva conoscenza sentì in lontananza un grido, come un urlo di battaglia lanciato da un uomo in mezzo ad una tempesta. Nonostante lo strazio alla quale era sottoposta, inaspettatamente non svenne. Intravide l'orda disperdersi e gettarsi all'inseguimento di qualcosa fuori dalla sua vista. Rimase lì, penzolante e con la testa ciondoloni, mentre udiva le urla dei mostri farsi sempre più distanti. Poi lo sentì: un grido straziante, un gemito diverso ...
    ... da quelli che emettevano quei cosi. Disperato, lui stava urlando la sua rabbia e il suo dolore, probabilmente sopraffatto dall'orda che lui stesso aveva provocato. Il silenzio calò e Dana fu lasciata sola, scossa dai tremiti. Le ci vollero diversi minuti perché la disperazione si facesse largo nel suo cervello colpendola con spietata ferocia. Iniziò a piangere, le guance rigate da calde lacrime di tristezza, di dolore e di paura. Si abbandonò così al suo destino, consapevole che per lei non ci sarebbe più stata speranza. Quando si riscosse dal torpore era ormai sera tarda. Intontita dalla posizione e semi-priva di conoscenza, guardava le macchie indistinte che le vorticavano davanti agli occhi. Fece un timido tentativo di liberarsi, ma le corde la imprigionavano implacabili e si arrese quasi subito. Non vide che ai piedi dell'albero era sdraiato Dakan, il muso fra le zampe, mortificato. Nel silenzio della sera si udirono dei passi, un frusciare di erba e un debole fascio luminoso rischiarò l'albero sul quale era tenuta prigioniera Dana. In quella specie di trance lei udì il cane alzarsi e mettersi a correre verso il suo adorato padrone, che sopraggiungeva con un coltello in mano, l'andatura di un soldato appena scampato ad un bombardamento aereo. Lei sentì la corda recisa allentare la morsa dei suoi legacci. Poi cadde, atterrando fra due braccia che l'afferrarono e la deposero delicatamente per terra. Lui le liberò polsi e caviglie tagliando con cura la corda. In breve fu ...
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