Come parlarne?
Data: 21/09/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti
... Non capivo come facesse e non sapevo che basta dare un minimo di attenzione ad una persona per accorgersi di come stia. A casa mia non si dava attenzione ai sentimenti di nessuno. Invece Debora sapeva sempre se avevo dei pensieri per la testa, preoccupazioni, o dubbi, o timori. Mi ricordo la prima volta che fece scendere in campo questa sua abilità. Eravamo al parco dietro la zona residenziale, seduti sull’erba. Avevamo dodici anni. Stavo parlando di qualcosa che ora non ricordo, ma lei m’interruppe, per domandarmi: “Ti sei accorto che le cose stanno cambiando?” La guardai incerto. “Cosa intendi dire?” “Che stiamo cambiando… Mia sorella dice che è l’adolescenza… Insomma che guardiamo gli altri ragazzi in modo diverso e che veniamo visti in modo diverso da loro… Cioè dice che siamo pronti ad innamorarci e cose così… In effetti è vero, c’è un ragazzo che mi piace… e tu? Secondo me anche tu hai una ragazza per la testa, hai uno strano comportamento ultimamente, sei sempre pensieroso. Pensi che non lo abbia notato?” Arrossii. Ma non perché avessi qualche ragazza per la testa. Piuttosto perché credevo di nascondere bene le mie preoccupazioni. “Allora ci ho preso!” esclamò, quasi soddisfatta di sé. “Ti piace una! Chi? Me lo dici?” “No… no…” risposi, “non è come credi… non mi piace nessuna… è solo che… stavo pensando che manca solo un anno e mezzo… Sembra tanto, ma è poco…” Decisi di mettere in tavola la carta di una preoccupazione a cui non pensavo, sacrificabile più di quella, ...
... ben più pesante, a cui davvero pensavo. “Di che parli?” domandò, con un’aria delusa. “Finite le medie partirai… vero?” Mi guardò come se avessi messo le parole lattuga e alieni nella stessa frase. “Ma che dici? Come ti è venuta in mente una cosa simile?” Le risposi che sua sorella stava per partire, per studiare all’estero e che probabilmente la sua famiglia si sarebbe trasferita ancora. Ma lei mi rassicurò. Parlammo ancora, fino all’ora di cena. Così non dovetti esporre il mio vero problema. Un problema che lentamente accentrava su di sé la mia vita. Capii cos’era il feticismo dei piedi vivendo su me stesso i desideri e le sensazioni che portava. Il senso di umiliazione, che ben si sposava con la mia insicurezza, non fece altro che creare un muro tra me e l’altro sesso, impedendomi di crearmi dei sogni e di credere di poter stare insieme ad una qualsiasi ragazza che mi fosse piaciuta. Avevo una domanda fissa in testa: come glielo dico? In qualunque momento di una relazione, sia durante la prima fase della conoscenza, sia quando entrambe le persone coinvolte decidono di prendersi un impegno serio, non esiste un momento valido in cui esporre un concetto del tipo “vorrei inginocchiarmi e leccarti i piedi”. Per ammettere di fronte ad una persona una cosa simile, quanta fiducia si deve avere in quella persona? Viviamo in un mondo che premia il successo, non il desiderio di essere umiliati. Baciare e leccare i piedi di qualcuno è sinonimo di sottomissione, umiliazione, sconfitta. ...