1. Come parlarne?


    Data: 21/09/2019, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... Come spiegare quindi, che per un feticista dei piedi è eccitante, provocante, sensuale? Solo un feticista può capire. Gli altri possono arrivare al massimo ad accettare questa sua particolarità. Ma la maggior parte delle persone manifesta disprezzo e disgusto. E di questo ne ero già consapevole ai tempi. Soprattutto nel nostro quartiere dove ogni diversità veniva vista come un motivo di derisione. Mi sentivo male ogni volta che intavolavo con Debora discorsi basati su preoccupazioni che per me erano sopportabili, ma che le facevo credere mi pesassero. Il reale motivo per cui non le dicevo nulla del mio feticismo era perché avevo paura di perdere la sua amicizia, quella sua onestà, la sincerità, la sua voglia di capirmi. Avrebbe potuto crescere come una bimba ricca e viziata, invece stava crescendo ricca sì, ma generosa, altruista e comprensiva. Eppure avevo degli incubi dove lei, avendo scoperto il mio segreto, mi derideva e con un ghigno beffardo mi assicurava che lo avrebbe saputo tutto il quartiere. Mi svegliavo sudato e impaurito. Ero cosciente che quella non era la vera immagine che avevo di lei. Era solo l’immagine che credevo avrebbe avuto se avesse saputo. Ma la mia paura di perderla era più grande del coraggio di mettere alla prova la sua amicizia. Andai avanti qualche anno in quel modo. Spesso Debora indagava, domandandomi se ci fosse una ragazza che mi piacesse. Quando poi capì che quella domanda mi destabilizzava, iniziò a pormela per divertimento, o quando mi ...
    ... vedeva molto giù. A volte le davo risposte strane. La regina d’Inghilterra, la ragazza sulla pubblicità dei gelati, la vecchia ricca del quartiere. Una volta le dissi che avrei potuto mettermi con lei e sfruttarla economicamente. Tutte le altre volte aveva sempre riso, ma quella volta se la prese un po’. Tuttavia più passava il tempo, più sentivo di dovere raccontare a qualcuno la mia situazione. Perché mantenere quel segreto mi faceva sentire solo. Avevo bisogno di una persona accanto, qualcuno che mi facesse sentire accettato. Stavo male a non raccontarlo, ma stavo male all’idea di raccontarlo. Trovavo attraenti le ragazze, ma il feticismo mi allontanava da loro. Arrivò l’estate dei nostri diciassette anni. Dieci anni di amicizia. Durante questi anni eravamo cresciuti e lei aveva perso quasi completamente il suo accento. Non avevamo pensato di festeggiare, ma, quando il quartiere si svuotò causa vacanze, ci ritrovammo a viverlo da soli come quando ci eravamo appena conosciuti. Fu facile ripensare a tutto il nostro percorso. Erano le cinque di un pomeriggio luminoso e afoso, e noi, accaldati e sudati, camminavamo lungo le strade che ci avevano visto crescere, proprio come dieci anni prima. Dentro di me il conto alla rovescia era ormai giunto al termine. Il vaso era pieno e decise di tracimare. “Ti posso chiedere una cosa strana?”. La mia voce tremava. “Ti è mai capitato di voler dire una cosa ad una persona, ma hai paura di perdere quella persona a causa di quello che vorresti ...
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